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I pm ficcano il naso pure sul Colle ma poi accusano chi fa gli scoop

Ingroia in tv a Piazza Pulita: "Panorama denuncia il ricatto al presidente ma si comporta da ricattatore. Io capo dei giustizialisti? E' delirio e calunnia"

I pm ficcano il naso pure sul Colle ma poi accusano chi fa gli scoop

Tiro al piccione o tiro incrociato? Mettiamola come volete, fatto sta che ieri sera nella puntata di Piazza pulita, condotta su La7 da Corrado Formigli, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, non ha perso tempo. Ed è partito al contrattacco, dopo lo scoop di Panorama che, nell'edizione in edicola da ieri, ha ricostruito i contenuti delle intercettazioni delle telefonate fra Napolitano e l'ex ministro Mancino. Tutto falso, tutto inventato, secondo Ingroia. Per un semplice motivo: perché, è la tesi del magistrato, i ricattatori vanno cercati altrove.
Non sono nella Procura di Palermo, non sono tra i giornalisti del Fatto( che peraltro intrattengono ottimi rapporti quotidiani con quella medesima Procura) né tantomeno tra quelli di Repubblica.

E allora, dove? Antonio Ingroia è stato piuttosto esplicito: «Nelle file dei giornalisti di Panorama o quantomeno tra le fonti che i giornalisti di Panorama ha consultato per portare avanti l'operazione di destabilizzazione contro il Quirinale». Una tesi surreale, quanto risibile. Come non ha mancato di fargli notare il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, collegato da Milano, che, peraltro, ha dovuto far fronte anche agli attacchi di Peter Gomez che al Fatto non ha proprio un ruolo di secondo piano.
Ma torniamo alle parole del procuratore aggiunto: Panorama nel suo scoop, che per Igroia resta solo un gomitolo di falsità non contiene - citiamo testualmente - «nessun fatto, nessuna notizia. Anzi -precisa convinto Ingroia - il ricatto è quello di chi dice e non dice, e l'unico che ha fatto così è Panorama che, quando invoca il ricatto del Quirinale, è il ricattatore. O per lo meno sono le fonti di Panorama che agiscono così». La tesi che ha cercato di tratteggiare abilmente ieri sera in tv Ingroia è dunque che «non esiste alcun conflitto tra le istituzioni, in quanto la Procura di Palermo non è in conflitto con il Quirinale e il Quirinale non ha interesse a esserlo».

Curioso no? I magistrati di Palermo, parlano i fatti, si concedono il lusso di andare a rovistare al Quirinale ma poi accusano chi fa gli scoop di mettere in moto ricatti e meccanismi di destabilizzazione. Non male come uscita di sicurezza. E se, giustamente il direttore di Panorama gli fa notare come esista un partito dei giustizialisti che dopo aver abbattuto Berlusconi ora vuole abbattere anche Napolitano ecco che Ingroia si inalbera e afferma: «indicare me come capo del partito dei giustizialisti significa arrivare al delirio più totale. Siamo dentro la calunnia». Ci sono degli «ispiratori», dunque dietro le indiscrezioni pubblicate dal settimanale sulle telefonate fra il presidente della Repubblica e Nicola Mancino, indagato a Palermo nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia ribadisce convinto Antonio Ingroia, ma «è solo e soltanto Panorama - ha affermato il magistrato che ha condotto l'inchiesta giudiziaria - che si è distinto prima con una indiscrezione sul cosiddetto siluro giudiziario al Quirinale e poi con questo articolo, cercando di ingenerare un clima di diffidenza e conflitto tra istituzioni, in particolare tra il Quirinale e la Procura di Palermo. Alla domanda in studio sui chi siano questi «ispiratori», Ingroia ha replicato: «Certamente chi ha interesse a ostacolare l'accertamento della verità sulla trattativa fra Stato e mafia. Certo sarebbe stato meglio se l'indagine fosse andata liscia, è vero, ma con buona pace di Mulè - rassicura Ingroia - dalla Procura di Palermo si sono adottate così tante cautele che posso confermare che nulla è uscito».

Quindi? Quindi torniamo alla casella di partenza. Di partenza della tesi di Ingroia: «Sono io che potrei facilmente ricordare che è Panorama che continua a fare tiro al piccione contro la Procura di Palermo e contro il Quirinale». Il festival delle contortesi, dunque.

Con una certezza almeno: «Escludo in questo momento qualsiasi impegno politico - ha dichiarato Ingroia - ma rivendico il diritto di elettorato passivo degli italiani». Chissà forse avrà tempo di ripensarci in Guatemala. Dove il Csm ha deciso di distaccarlo per un anno «fuori ruolo» per sua stessa richiesta.

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