I sospetti di Berlusconi sulle manovre al Centro

Il Cav pensa che la fronda montiana porti a un'aggregazione di centrodestra che sostenga il governo senza la sua leadership

I sospetti di Berlusconi sulle manovre al Centro

A Roma la chiamerebbero – e non senza ironia – la giornata del «volemose bene». Perché che improvvisamente il Pdl si desti decidendo di mettere da parte le incomprensioni delle ultime settimane per ricompattarsi è ovviamente cosa cui è difficile credere. Così, seppure la cronaca scarna racconta di un Angelino Alfano (che ieri sera ha incontrato il Cavaliere) che «grazie al lavoro di Silvio Berlusconi» sta «costruendo un grande centrodestra» con a seguire elogi più o meno seriosi da parte di falchi (Sandro Bondi in primis) e lealisti (a partire da Raffaele Fitto), le cose sono ben più complesse.
A complicarle, probabilmente, sono soprattutto i movimenti al centro e la per nulla sobria rottura nel gruppo di Scelta Civica. Mario Mauro, infatti, insieme a Pier Ferdinando Casini è ormai ad un passo dal dar vita a gruppi autonomi alla Camera e al Senato (la dicitura potrebbe essere Popolari). Un'operazione che il Cavaliere guarda con una certa circospezione, cosciente – questo riferisce a chi ha occasione di incontrarlo a Palazzo Grazioli nelle ultime 36 ore – che i nuovi gruppi potrebbero essere il primo passo per dar vita ad un'aggregazione di centrodestra che sostenga il governo senza se e senza ma. Una sorta di contromossa, insomma, nel caso Berlusconi o il Pdl tornino sulle barricate, con gli eventuali fuoriusciti del Pdl che avrebbero un gruppo parlamentare saldamente legato al Ppe in cui confluire.
Tra metà novembre e i primi di dicembre è infatti attesa la decisione della Cassazione sull'eventuale ricorso che il Cavaliere presenterà sul riconteggio dell'interdizione dai pubblici uffici. Salvo colpi di scena, la decisione della Corte d'Appello di Milano è attesa per oggi con una pena interdittiva che sarà tra 1 e 3 anni ma con i legali di Berlusconi che potranno comunque ricorrere alla Suprema Corte. Dopo la Cassazione, però, la pena sarà definitiva e l'ex premier perderà l'elettorato attivo e passivo per il tempo stabilito dai giudici. È chiaro, insomma, che si avvicinano tempi in cui la tensione è destinata a salire, anche perché sempre a dicembre dovrebbe arrivare il voto del Senato sulla decadenza del Cavaliere. Non è un caso che Casini cerchi di blandire Berlusconi dicendo che ancora non ha deciso come voterà. E in questo scenario che Alfano parla del «progetto» di «costruire un grande centrodestra da opporre alla sinistra» che sta portando avanti «grazie al lavoro di Berlusconi». E le stesse parole usa il ministro Gaetano Quagliariello che considera una sua «priorità» dare vita ad una «coalizione di centrodestra che sia potenzialmente maggioritaria». Alfano incassa gli elogi di Renato Schifani, Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Mentre c'è molta ironia nelle repliche che arrivano da Bondi: «È un sollievo ascoltare le parole dell'amico Angelino sulla necessità di lavorare insieme stretti come non mai attorno alla leadership del presidente Berlusconi». Ancora più tagliente Fitto che arriva a parlare di «importante risultato» nel dibattito politico del centrodestra. «Se ho ben capito – ironizza – siamo tutti convinti che occorra lealtà piena e vera verso Berlusconi. Quindi ripartiamo da Berlusconi e con la sua guida stabiliamo tempi e modi per rilanciare il movimento».

Un modo per rilanciare quell'azzeramento delle cariche che chiede Fitto da settimane con il varo della nuova Forza Italia. Netta anche Mariastella Gelmini: «Un grande centrodestra ha bisogno di un leader e di un popolo, cose che ha solo Berlusconi». Il braccio di ferro dentro al Pdl è tutt'altro che sopito.

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