«Identificare noi in divisa? Allora rendiamo riconoscibili anche i caschi dei teppisti»

«Ormai siamo al festival dell'ipocrisia. Vogliamo davvero marchiare i caschi dei poliziotti con dei numeretti per renderli identificabili? Facciamolo. A patto però che si trovi un sistema per fare lo stesso sui caschi dei black bloc e dei teppisti. Certo, bisognerebbe poi trovare un escamotage legislativo, visto che è vietato dalla legge partecipare a un corteo a volto coperto ma siamo fiduciosi in qualche norma creativa...».
Vincenzo Canterini, ex comandante della Celere di Roma che ha finito anzitempo la carriera con una condanna per falso nel processo Diaz, è aperta ufficialmente la caccia allo sbirro?
«Assolutamente sì. Ci attaccano in strada e politicamente senza pietà perché ormai non ci difende più nessuno. L'aria è cambiata, ma qualcuno poi dovrebbe prendersi la briga di spiegare come siano prova di democrazia gli assalti di questi giorni alle forze dell'ordine, uniti a episodi come la quotidiana guerriglia in Val Susa dove in un solo giorno sono stati feriti più di 130 agenti».
Democrazia potrebbe essere anzitutto non colpire chi si trova al centro degli scontri per pura sfortuna o per incoscienza...
«Va punito chi infierisce sugli inermi, e ve lo dice uno che ha denunciato lo scempio della Diaz. Ma i responsabili dell'ordine pubblico dicano chiaro e tondo che cosa deve fare oggi un poliziotto. E lo dicano in anticipo. Gli scontri del G8 di Genova, con milioni di danni e una città in fiamme, non hanno insegnato nulla. Ma avete visto che è successo ieri alla Bocconi? E andrà sempre peggio. A questo punto conviene ammettere che è molto meglio farsi umiliare che farsi spennare».
In che senso?
«Il dramma di Genova ha dimostrato che i responsabili e gli attori dell'ordine pubblico ricevono meno danni se guardano dall'altro lato, se girano la testa quando piovono pietre e molotov, invece di intervenire. Prendete un poliziotto da mille euro al mese denunciato dall'ultimo dei manifestanti. Obbligatelo a pagarsi un avvocato, speditelo davanti a una commissione disciplinare o sotto processo. È come mandarlo sul lastrico. Oltre a caschi e scudi, che diano anche mezzi per difendersi».
Dunque cosa si può fare?
«Servono regole d'ingaggio precise. L'ordine pubblico è sì imprevedibile, ma fino a un certo punto. In mancanza di ordini chiari - anche se oggi l'ordine è non fare niente fino a quando proprio non si rischia la vita - può accadere che più agenti si avventino su un manifestante, o al contrario un poliziotto accerchiato da picchiatori. Succede l'inferno e si parla solo della polizia italiana cattiva. Nel mondo ci ridono dietro».
C'è qualcosa che si può iniziare a fare?
«Introdurre la responsabilità oggettiva per gli organizzatori delle manifestazioni, un po' come accade per le società di calcio coi tifosi violenti.

Chiunque organizzi un corteo ne è anche personalmente responsabile. Poi vediamo a chi viene in mente di lasciare certi soggetti a briglia sciolta, di non organizzare un servizio d'ordine come col vecchio Pci, di continuare a far finta di niente pee poi versare lacrime di coccodrillo».

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