Politica

Inchiesta sulla sanità in Lombardia: sequestri per 50 milioni

L'operazione della Polizia giudiziaria e della procura di Milano riguarda immobili e quote di società italiane ed estere

Nuova stretta della procura milanese nell'inchiesta sulla sanità in Lombardia. Dalle prime ore di questa mattina la polizia giudiziaria del tribunale di Milano ha eseguito una raffica di sequestri di beni immobili e mobili per oltre 70 milioni di euro: dallo yacht Ferretti a mille bottiglie di vini pregiati, da un appartamento nel centro di Venezia alle quote di un albergo in Sardegna. "L’uomo d’affari Pierangelo Daccò - spiega il gip di Milano Vincenzo Tutinelli - era il tesoriere dei quasi 70 milioni di euro di fondi neri ottenuti dalla distrazione di soldi dalla casse dalla Fondazione Maugeri". E ancora: nel decreto di sequestro preventivo, si legge anche che nei primi anni Novanta l'ex assessore regionale Dc Antonio Simone avrebbe riciclato circa 10 milioni di euro e 1,3 milioni di dollari.

Nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Maugeri a carico dei cinque indagati arrestati lo scorso 13 aprile, il gip Vincenzo Tutinelli ha disposto sequestri preventivi per società italiane ed estere. L’ordinanza ha colpito anche Pierangelo Daccò: lo yacht "America", l’ex "Mi amor" di proprietà dl faccendiere che era rimasto coinvolto anche nell’inchiesta sul dissesto finanziario dell'ospedale San Raffaele, è infatti uno dei beni che è stato sequestrato. Non solo. Oltre allo yacht le Fiamme Gialle hanno sequestrato anche mille bottiglie di vino pregiato che erano depositate in un locale del noto ristorante milanese Sadler. A Daccò, oltre alle quote dell’albergo "Regina Pacis" intestate alla società Limes a lui riconducibile sono stati sequestrati un immobile e quattro terreni a Bonassola, una nota località della Liguria non molto lontana dalla Cinque Terre. Inoltre sono stati messi i sigilli anche a quattro immobili a Sant’Angelo Lodigiano e 37 tra tra conti corrente, conti deposito, titoli e obbligazioni e conti deposito a risparmio. Riguardo a Umberto Maugeri, patron della Fondazione oltre all’appartamento a Venezia sono stati messi i sigilli a due immobili tra cui un box in via Visconti di Modrone e a un alloggio di sei vani ad Angera in provincia di Varese.

Secondo il capo d’imputazione dell’associazione per delinquere, Daccò, Simone, l’ex direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino, l’ex presidente della fondazione Umberto Maugeri e i due consulenti Gianfranco Mozzali e Claudio Massimo, avrebbero agito in concorso con altri indagati: Mario Cannata, legale rappresentante della società Icb, Ridolfo Paolo Latmiral, legale rappresentante di altre società e Manfred Hirshmann, legale rappresentante della Mtb, una delle società di Daccò. Nel decreto vengono messi "nero su bianco" i ruoli di tutti gli indagati nell’associazione e viene chiarito che "sotto la direzione di Maugeri, Passerino, Daccò e Simone" venivano prese "decisioni" nel corso di "frequenti riunioni" nello studio di Pierangelo Daccò, nelle sedi di alcune società e nella redazione della rivista Tempi a Milano. "Gli associati - si legge - si accordavano allo scopo di distrarre
ingenti risorse ai danni della Fondazione Maugeri ed effettivamente ponevano in essere plurime operazioni che assicuravano profitti illeciti pari a circa 69 milioni di euro"
. In particolare il gip quantifica i fondi neri in 69.284.580 di euro.

In collaborazione con la polizia giudiziaria le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli a 53 milioni di euro che sarebbero parte di quegli oltre 70 milioni di euro che, secondo l’accusa, sarebbero stati distrattidalle casse della Fondazione Maugeri attraverso consulenze fittizie pagate a Daccò. Il gip infatti, oltre al sequestro preventivo di oltre 53 milioni di euro a carico degli arrestati, ha disposto anche il sequestro di oltre 6,3 milioni di euro nei confronti di Antonio per il reato di riciclaggio. Secondo il gip, infatti, l’ex assessore avrebbe trasferito parte delle somme di denaro distratte dalle casse della Maugeri "facendo transitare tali somme su conti correnti esteri riferibili a lui personalmente ovvero a sue società, in forza di falsi contratti di consulenza, così da disperderne le tracce". Riciclaggio che l'ex Dc avrebbe messo in atto in concorso con Giancarlo Grenci, fiduciario svizzero e socio di Daccò. A Simone sono stati sequestrati due conti correnti e le quote di una società a cui risulta intestato un complesso residenziale, costituito da tre appartamenti e situato a Olbia. In particolare, come ricostruisce il gip nel decreto, "le somme affluite sui conti della società Mtd venivano trasferite sul conto della società Dp Consultans, gestita dalla società fiduciaria Norconsulting, e di cui era beneficiario economico Daccò". Da quest’ultimo conto "una parte delle somme veniva trasferita a Simone", attraverso una serie di operazioni, tra Lugano, Madeira e Praga, tra il 2005 e il 2011.

Stando al decreto del gip inoltre, Simone, sempre in concorso con Grenci, avrebbe riciclato anche altri 500mila euro nell’agosto 2007, nell’ambito di una distrazione di fondi dall'ospedale San Raffaele.

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