L'Italia nel 2013, a causa delle violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo, è stata condannata a versare indennizzi per più di 71 milioni di euro, la cifra più alta tra tutti i 47 Paesi aderenti al Consiglio d'Europa. È il secondo anno consecutivo, in base a quanto emerge dal rapporto reso noto ieri dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che la cifra in rosso sull'ammontare degli indennizzi spicca per il primato negativo stabilito. Pur avendo infatti quasi dimezzato l'importo rispetto al 2012, quando si raggiunse la cifra record di 120 milioni di euro, l'Italia lo scorso anno è stata condannata a pagare una cifra pari a quella di tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa messi assieme. Alla faccia del deficit da risanare e del debito pubblico terzo al mondo. Il frullatore statale continua a centrifugarci.
Non consola che il secondo Paese per ammontare d'indennizzi da pagare per il 2013 sia l'Ucraina, con quasi 33 milioni di euro, la metà di quanto accumulato dall'Italia. Dal rapporto approvato dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa si rileva che il record italiano deriva dalla continua violazione del diritto di proprietà dei propri cittadini, in particolare è dovuta agli espropri condotti da diversi comuni italiani negli anni '80. Intanto però i sindaci avanzano, come nuovi salvatori della patria.
L'altro dato che emerge dal rapporto è l'alto numero di sentenze per cui il governo italiano non è in grado di fornire informazioni sui pagamenti delle cifre fissate dalla Corte di Strasburgo a titolo di indennizzo. Per l'Italia non risultano versati gli indennizzi relativi a 94 sentenze, tra cui la Torreggiani, la decisione con cui i giudici Ue ci hanno condannato per sovraffollamento delle carceri.
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