Italia maglia nera in Europa. La procedura Ue contro il nostro paese per i ritardi nei pagamenti alla Pubblica Amministrazione è solo l’ultima di una lunga lista di contenziosi aperti, di infrazioni e di avvertimenti che colpiscono il Belpaese. In base all’aggiornamento del 23 gennaio, pubblicato dal governo, le infrazioni a nostro carico sono 105, di cui 81 riguardano casi di violazione del diritto Ue e 24 il mancato recepimento di direttive. Sono svariati i settori in cui la Commissione europea ha avanzato azioni contro il Belpaese: in testa troviamo l’ambiente con 22 contenzioni in corso; poi fisco e dogale (14); trasporti (12); lavoro e affari sociali (7) in ex equo con appalti, solo per citare alcune cifre.
Le contestazioni interessano casi di ogni tipo, dal caso Ilva ai succhi di frutta. Una delle più importanti è infatti la procedura legata allo stabilimento siderurgico di Taranto per la violazione delle norme in materia di responsabilità ambientale avviata lo scorso settembre. L’ultima in ordine cronologico riguarda invece il mancato recepimento della direttiva sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento. Risale invece al 2007 quella sulla golden share, i poteri speciali da applicarsi a determinate imprese per la salvaguardia di interessi nazionali. Di grande impatto per i consumatori è invece quella sulla cattiva applicazione delle norme su compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato.
C’è poi la procedura sulle pensioni per le differenze uomo-donna, o quella sulla mancata attuazione del pacchetto ferroviario. Ci sono poi valange di procedure su altre questioni: dagli imballaggi alla farmacovigilanza, i succhi di frutta, la traduzione dei procedimenti penali, gli animali usati per gli esperimenti e persino i camini. Innumerevoli procedure dunque, la più vecchia risale al 1992 e riguarda la pesca, ma nessuna sanzione pagata ad oggi. L’iter delle procedure è infatti molto lungo e per anni Bruxelles le ha usate più che altro come deterrente. La procedura contro la Pa segna però un punto di svolta perché, per la prima volta con la direttiva in merito, si rende vincolante il pagamento degli interessi di mora.
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