Intercettazioni nel mirino ma il popolo dei post-it tace

Intercettazioni nel mirino ma il popolo dei post-it tace

L a legge (forse) è uguale per tutti. La riforma della giustizia no. E nemmeno le intercettazioni. Quando a chiederne una regolamentazione è un governo di centrodestra si grida al bavaglio, alla censura, all'insabbiamento. Quando a ipotizzare di metter mano alla materia - la faccenda, come vedremo, è un mezzo pasticcio - è un governo di fatto di centrosinistra (alle larghe intese ormai non crede più nessuno) la cosa va via liscia. Al massimo una Rosy Bindi che esprime un cauto dubbio: «Sulle intercettazioni vogliamo capire, perché riteniamo che intervenire su quel tema può sempre prestarsi a qualche rischio». Perfino Repubblica, il giornale-partito che contro la legge che avrebbe messo il bavaglio allo spericolato giornalismo da fotocopiatrice in procura aveva orchestrato una fragorosa campagna stampa, si indigna più con Balotelli.
Un po' è la doppia morale della sinistra. Un po' che, dacché Silvio Berlusconi è ufficialmente un condannato, il tema-giustizia ha preso a interessare i forcaioli a corrente alternata. E quindi la riforma della giustizia griffata Andrea Orlando, che sarà presentata nel consiglio dei ministri di lunedì prossimo, diventa acqua di rose. Eppure le anticipazioni date ieri da alcuni quotidiani tra cui proprio Repubblica non sono bigiotteria: ritorno del falso in bilancio, revisione del sistema di voto del Csm e della responsabilità civile dei magistrati, accorciamento dei tempi della giustizia (roba da Fatima, questa), ma soprattutto stretta sulle intercettazioni. L'idea è di consentirne l'uso per le inchieste ma limitandone molto la diffusione, vietando che le sbobinature delle telefonate finiscano subito nelle ordinanze di custodia cautelare e poi ai giornali e che le copie vengano distribuite alle parti prima dell'udienza stralcio, consentendo agli avvocati il solo ascolto delle registrazioni.
Questa è l'anticipazione. Poi, poche ore dopo, arriva una mezza smentita. Matteo Orfini, presidente del Pd, intervistato dall'Huffington Post, fa retromarcia: «Le intercettazioni non faranno parte della riforma della giustizia che il governo presenterà lunedì al consiglio dei ministri». Poco dopo lo stesso Orlando, in un incontro con l'Anm, rassicura i magistrati: «Nessuna stretta sulle intercettazioni». Insomma, un giallo. Di certo c'è che a via Arenula il dossier intercettazioni c'è, e probabilmente si aspetta un momento migliore per mettere il silenziatore alle conversazioni rubate, evitando altre fibrillazioni interne al Pd.
Ciò che più conta, al momento, è che la sola ipotesi di ridiscutere un tabù di una certa sinistra giustizialista ha suscitato reazioni tiepide se non indifferenti tra i paladini dello sputtanamento a tutti i costi. E sì che la riforma Orlando è per certi versi abbastanza simile a quelle portate avanti senza successo da altri governi dell'ultimo decennio. A partire da quel disegno di legge Mastella nato durante il governo Prodi, approvato dalla Camera e poi affondato con tutto l'esecutivo nel 2008 mentre era all'esame del Senato: prevedeva il divieto della pubblicazione degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pm, delle investigazioni difensive e delle intercettazioni telefoniche, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari e la nascita di un archivio segreto delle intercettazioni gestito dal procuratore.
Con il governo Berlusconi-IV la materia confluisce nel ddl Alfano che appesantisce la mano: di più rispetto al ddl Mastella ci sono i limiti alle intercettazioni in termini di fattispecie (indispensabilità ed evidenti indizi di colpevolezza, niente limiti per criminalità organizzata e terrorismo) e di tempo e l'inasprimento delle pene per i giornalisti in ansia da scoop. È qui che Repubblica si indigna e si impegna.

Si inventa i post-it anti-bavaglio, evidenzia con essi gli articoli che con la nuova disciplina a loro dire non sarebbero stati pubblicabili, invita i lettori a farsi fotografare imbavagliati e con un bigliettino fluo con un messaggio per la libertà di stampa. E le intercettazioni sono ancora lì, come degli highlander, capaci di sopravvivere a ogni Guardasigilli.

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