Italia sotto attacco, giusto difendersi?

Questa settimana ci occupiamo delle tensioni nel Mar Rosso che si ripercuotono fin dentro i palazzi della Politica. A liberare il campo da inutili polemiche ci pensa il generale Capitini che abbiamo intervistato

Italia sotto attacco, giusto difendersi?
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

L'Italia va in missione. Nonostante le polemiche di certa “sinistra” che urla alla pace e al “cessate il fuoco” a priori. Per partito preso, anzi per propaganda. La pace? Giusta, sacrosanta, per carità, ma l’Italia è tenuta a difendere i propri interessi. Quelli dell’Unione Europea sotto attacco dagli Houthi. A difendersi soprattutto. Così, anche la missione Aspides nel Mar Rosso è diventata motivo di scontro in Parlamento nonostante sia fondamentale per la tutela di chi, quel mare, lo naviga. Lo attraversa. Tra favorevoli (in tanti) e contrari (in molti) la polemica della settimana è stata assicurata.

Ad alzare la cresta e a cercare uno spunto per fare la solita rissa politica l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, il camaleonte della politica. Il populista pacifista ha provato a boicottarla, inutilmente. Già, perché la missione è solo ed esclusivamente a scopo difensivo, non offensivo. Ma in cosa consiste e perché è così importante? Lo abbiamo chiesto a chi di guerra e strategie militari se ne intende, al Generale Paolo Capitini.

*ASCOLTA IL PODCAST E IL PARERE DELL’ESPERTO*

“È una missione importante perché è una missione Europea e quindi dimostra la determinazione di un intero continente o comunque di una grande parte di essa a tutelare il proprio diritto al commercio. Dal Mar Rosso transitano verso l’Italia 150 miliardi di merci in import ed export. È facile capire che è una linea vitale non solo per noi ma per tutta l’Europa. In particolare per il Mediterraneo”.

In merito alle polemiche della politica sull’operazione cosa pensa?

“È come prendersela con i pompieri perché esiste il fuoco. Questa è una missione da pompieri, non è una missione per qualcuno e contro qualcun altro. Non è la missione dell’Europa contro gli Houthi ma una missione per garantire la libertà sancita dalle Nazioni Unite”.

Cosa rischia l’Italia?

“Niente, non rischia niente! È una di quelle missioni che da prestigio e, soprattutto, da il giusto riconoscimento alla nostra Marina. Non è un caso che sia la nostra Marina a guidare la missione perché noi siamo i più bravi in questo. I nostri uomini controllano il Mediterraneo e garantiscono la sicurezza in quell’area da oltre quarant’anni. In questo lavoro siamo i più esperti d’Europa. L’Italia sa cosa fare”.

E le polemiche?

“Beh, quelle le fa chi le vuole fare. Non c’è nessun elemento oggettivo, non invadiamo nessuno. È una missione senza nemico, solo a tutela della libertà di navigazione”.

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