Punta dell'iceberg di scandali mai finiti

I favoritismi sugli immobili pubblici purtroppo sono ripresi dopo le nostre indagini del 1995. Dal caso Trivulzio agli appartamenti della Difesa: quanti "regali" agli inquilini

Fermo immagine Ballarò (Rai)
Fermo immagine Ballarò (Rai)

Trent'anni dopo lo scandalo scoperchiato dal Giornale che ha fatto tremare la politica, rivelato i privilegi di pochi sulle spalle dei contribuenti, e che ha indignato l'opinione pubblica smascherando case di pregio affittate a prezzi stracciati, cosa è cambiato? L'inchiesta Affittopoli firmata dai cronisti di questo giornale che nel 1995 ha scovato i favoritismi a vip e politici praticati da vari enti previdenziali, detentori di un immenso patrimonio immobiliare, non è stata solo una brutta pagina poi superata, ma si è rivelata la punta di un iceberg profondo, fatto di criticità strutturali e distorsioni con cui il nostro Paese fa i conti ancora oggi. Sebbene molto sia stato fatto non sono state del tutto estirpate le storture né sanate le disuguaglianze che affondano le radici nella Prima repubblica. Anche la storia recente è costellata di casi eclatanti di abitazioni acquistate o affittate da qualcuno a prezzi scontati da parte degli enti previdenziali. Episodi che lasciano intuire come la politica abbia evidentemente avuto negli anni informazioni di prima mano per accedere ad acquisti agevolati o affitti a canoni calmierati. Tanto che nel tempo sono emersi altri scandali battezzati allo stesso modo, Affittopoli, declinati a seconda dei comparti di riferimento. L'ultimo appena un anno fa. Ancora al tormentato Pio albergo Trivulzio.

Il commissario straordinario, Francesco Paolo Tronca, in consiglio regionale aveva detto di aver trovato in pancia alla struttura delle "cose paradossali": "Mi sono balzate agli occhi subito e continuano a venire fuori. Secondo una valutazione dell'Agenzia del Territorio ci sono canoni che sono la metà, un terzo, un quarto, un quinto e perfino un decimo di quello che dovrebbero essere. Per esempio, case di pregio pagate 5 mila euro l'anno". Si parlava soprattutto di appartamenti dati in affitto a manager o professionisti. Come quello da 120 metri quadrati nel cuore di Brera a un canone annuo di 19 mila euro, a fronte di un valore di mercato di almeno 42mila. O di un altro da circa 240 metri quadrati in zona Magenta affittato a 5.100 euro l'anno, a fronte di 80.500 euro di valore di mercato.

"Molti contratti sono stati fatti ad personam aveva detto ancora Tronca. Come quello che invece di fruttare una cifra relativamente modesta come 26 mila euro annui, da anni e anni ne frutta 2.500. Ma nei lasciti di chi ha donato gli immobili al Trivulzio c'è scritto che questi debbono essere utilizzati con il fine del sostegno dell'attività".

Se andiamo più indietro, al 2020, era esplosa pure un'affittopoli nella Difesa. Su 16.500 alloggi che il ministero metteva a disposizione dei militari, un dossier dello Stato maggiore aveva rivelato che 3.600 erano irregolarmente occupati da persone che non ne avrebbero avuto titolo. Anche qui si trattava, in alcuni casi, di case in zone di pregio, mica in periferia, e con canoni di affitto bassissimi.

A Roma era stato ancora Tronca, nel 2016, in qualità di commissario della Capitale a trovare decine di appartamenti nel cuore della città e del centro affittati a cifre "ampiamente inferiori ai valori minimi di mercato". Importi incredibili, di poche decine di euro al mese. A Borgo Pio c'era chi pagava 10,29 centesimi di euro al mese, a Corso Vittorio Emanuele 24,41 euro, e chi per case con vista Colosseo ben 25 euro.

Nel 2016 ancora il Giornale aveva rivelato invece che versavano tra i 3 e i 145 euro mensili alcuni inquilini che abitavano dentro la Reggia di Caserta, come emerso anche nel corso delle indagini della Procura della Corte dei Conti con un presunto danno erariale da 1,2 milioni di euro. Si trattava di quindici alloggi ritenuti di altissimo pregio assegnati a ex dipendenti della struttura o a loro eredi. Senza dimenticare nel 2007 Svendopoli, l'inchiesta de L'Espresso che raccontava come alcuni politici avessero acquistato case in mano ad enti pubblici a prezzi ribassati. Ben distanti da quelli che dovevano sostenere i comuni mortali per comprarsi un appartamento.

Per contrastare la cattiva gestione del patrimonio immobiliare e per contribuire a sanare i debiti dello Stato, i vari enti protagonisti di Affittopoli sono confluiti nel tempo nell'Inps insieme con le loro proprietà. Ed è oggi un tesoro enorme il patrimonio immobiliare a reddito dell'istituto, che ha l'obbligo di dismetterlo interamente in base a una legge del 2012. Una cessione difficile visto che sono state fatte negli ultimi anni aste per migliaia di edifici, ma il 73 per cento di queste è andato deserto. Si tratta evidentemente di case senza manutenzione e difficili da collocare. E poi c'è una miriade di appartamenti occupati, sfitti, vuoti, o comunque non valorizzati. Ma con l'obbligo di dismettere tutto l'Inps non può nemmeno affittare gli appartamenti che non riesce a vendere, né rinnovare gli affitti scaduti, tanto che molti inquilini sono sotto sfratto e tocca ai Comuni farsi carico di situazioni di emergenza abitativa. Sono oltre 7.200 gli immobili a uso abitativo in pancia all'ente, ma quasi duemila sono occupati abusivamente e altrettanti sarebbero quelli vuoti con un conseguente mancato introito. Negli ultimi anni l'istituto ha comunque cercato di recuperare la cattiva gestione: le riscossioni di affitti sono aumentate da 54 milioni del 2022 a 68 milioni nel 2023. Ma per manutenzioni straordinarie e gestione, per le sue case deve sborsare ogni anno 112 milioni di euro. Un cortocircuito.

Secondo Confedilizia "Inps si concede il lusso di non mettere pienamente a frutto l'ingente patrimonio che ha a disposizione e che, sempre secondo il suo bilancio previsionale, comprende un miliardo e 526 milioni di immobili da reddito". Nel report annuale del 2023, "vi è un lunghissimo elenco di proprietà che semplicemente non vengono utilizzate dall'Inps per le proprie attività e non vengono neanche affittate ad altri, per esempio ai privati. Sono circa 16 mila su 26 mila totali. A essere più spesso lasciati inutilizzati sono anche cantine, soffitte, rimesse e garage, sia in comuni piccoli che in quelli grandi, dove pure la domanda è maggiore. Spesso sono piccolissimi, di pochi metri quadri, ma lo stesso non si può dire degli uffici, 1.437 contando tutte le sub particelle con questa categorizzazione, una porzione delle quali non è affittata né usata direttamente. Come, per esempio, 137 metri quadri nella centralissima Piazza Adriana, dietro Castel Sant'Angelo, a Roma", sottolinea l'associazione. Ma appunto le norme impongono all'istituto risicati margini di manovra.

In generale però gli enti e i fondi previdenziali hanno nei loro bilanci abitazioni per un valore complessivo di mercato di 7 miliardi di euro. Diverse proprietà continuano a esser messe a bando per affitti a prezzi agevolati o per la vendita con prelazione agli inquilini.

Secondo Repubblica, che ha analizzato i bilanci degli enti previdenziali privati e dei fondi pensioni, dal 2001 sarebbero stati venduti immobili che sul mercato avevano un valore intorno ai 16 miliardi di euro. Ma appartamenti nei migliori quartieri residenziali e dei centri storici di Roma e di Milano sarebbero andati soprattutto a chi già abitava queste case con sconti fino al 45 per cento.

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