RomaL'idea circola da un po' e il ministro dell'Economia ci sta lavorando. «Stiamo valutando tutte le soluzioni, compresa quella di un intervento selettivo» sull'Iva, ha detto recentemente Fabrizio Saccomanni. Già al Consiglio dei ministri di venerdì due categorie di beni sono state trasferite da un aliquota agevolata a una superiore. Bevande (caffè compreso) e snack dei distributori automatici sono passati dall'aliquota agevolata al 4% al 10% mentre i gadget venduti con prodotti editoriali sono passati dal 10% al 21%.
Ma il governo sta pensando a qualcosa di più ampio dei due aumenti mirati, serviti a coprire la conferma dei bonus per le ristrutturazioni. Per evitare l'aumento di luglio che porterà l'Iva dal 21% al 22%, la ricetta che via XX Settembre sta valutando è pescare prodotti specifici che attualmente rientrano nell'aliquota ordinaria, da tassare al 22%.
Tra i prodotti nel mirino ci sono i superalcolici, attualmente tassati al 21. Poi l'elettronica, che prende una bella fetta di portafoglio degli acquisti delle famiglie ma non è quasi mai made in Italy. Portando solo alcuni beni al 22% l'Italia si esporrebbe però al rischio di sanzioni dall'Unione europea che già spinge per un sistema uniforme. Già non apprezza il nostro regime a tre aliquote e difficilmente ne farà passare quattro.
L'altra possibilità è quindi che si spostino alcuni beni dalle due aliquote agevolate (4 e 10%) a quella ordinaria. Ma serve un lavoro certosino per capire il gettito reale e per cercare di non colpire beni che sono realmente di prima necessità.
Il governo intanto si sta preparando per il Consiglio europeo di giugno. Il premier Enrico Letta ha confermato che porterà un piano per l'occupazione. La priorità è la «riduzione delle tasse sul lavoro per creare» nuovi posti, ha spiegato al Festival dell'economia, fissando anche un obiettivo: «La riduzione della disoccupazione giovanile sotto la soglia del 30%». In sostanza l'Italia proverà a convincere i partner europei a permetterci di utilizzare le risorse che si liberano con la fine della procedura di infrazione ad una riduzione del cuneo fiscale. Partita difficile perché allo stato i trattati europei non lo prevedono. Si può, semmai, destinarle agli investimenti produttivi o, per quanto riguarda il lavoro, politiche attive per l'occupazione.
Per quanto riguarda l'Imu il premier ha assicurato che la riforma è prevista dai «programmi di tutti i partiti alle ultime elezioni» e il governo «rispetterà la scadenza del 31 agosto per la riforma delle tasse» sulle proprietà immobiliari. In altre parole, non si lascerà scadere il termine deciso con la proroga per fare pagare ai cittadini la rata di giugno.
Sul fronte fiscale, Letta ha detto che è «intollerabile» l'esistenza di paradisi, in particolare in Europa. Un accenno esplicito alla Svizzera. Forse, il segno che Letta, da sempre fautore di un accordo con Berna, ha intenzione di accelerare e cercare lì delle coperture.
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