L’occhio lungo di Cdb: rifiutò di finanziare Apple

L’occhio lungo di Cdb: rifiutò di finanziare Apple

E il previdente e illuminato Ingegnere disse no, «no grazie non mi interessate». Accadde un po' di anni fa. Quando Steve, Steve Jobs, era ancora solo e semplicemente Steve e lui Carlo, Carlo De Benedetti, era già Carlo De Benedetti. Il De Benedetti di quella Olivetti, protagonista al tempo, di una discreta rivoluzione copernicana nell'ambito della scrittura e dell'informatica.
La storiella che appartiene al genere «mangiamoci le mani e cerchiamo di dimenticarcela definitivamente, altrimenti continuiamo a farci del male», ogni tanto però riaffiora.
Vuoi perché, come nel caso di specie è lo stesso Ingegnere a ricordarla, come ha fatto recentemente in una intervista ad ampio raggio concessa a Vanity Fair, vuoi perché quella perfida ragnatela internettiana che è Dagospia la intercetta, e la ripropone. In ogni caso, per chi si fosse messo all'ascolto solo adesso, la notizia è questa: dovete sapere che Olivetti, nei suoi anni splendidi aveva, tra l’altro, anche un Centro ricerche oltre Oceano, in California per la precisione. Un centro già all’avanguardia, guidato all'epoca da Elserino Piol collaboratore fidato di Carlo De Benedetti. Tanto per collocare i fatti nel tempo, siamo nelle seconda metà degli Anni Settanta. Proprio gli stessi anni precisi, nei quali, soprattutto negli ambienti universitari e alla fiere dell'elettronica si cominciavano a notare due ragazzi, che sgomitavano parecchio. In cerca di piccoli pezzi e componenti vari da mettere insieme, esattamente come stavano cercando di mettere insieme le loro idee, per dare un senso compiuto alle loro intuizioni. Bene, provate ad indovinare come si chiamavano quei due giovani studentelli che parevano scombiccherati? Proprio Steve Jobs e Steve Wozniak. Una coppia non solo di buoni amici, ma che di geniacci con in serbo buoni progetti informatici, ma con in tasca pochissimi soldi. Quindi? Quindi ecco che un bel giorno Elserino Piol nota i loro lavori, comprende che la loro idea del personal computer è geniale e la propone a De Benedetti: «Ingegnere ci dia un'occhiata anche lei». Puntualmente, come succede tra i vicini di casa, ecco che l'Ingegnere arriva e si affaccia sulla porta di quel famoso garage di Cupertino, sì, proprio quello dove, nel 1976, quei ragazzi scombiccherati fondarono la Apple. De Benedetti da un’occhiata, Jobs gli chiede una cifretta ridicola per il fatturato di Olivetti di quei tempi: 100 mila dollari per diventare suo socio, ma l’Ingegnere storce il naso e gira i tacchi. E quando il fidato e forse un po' più illuminato di lui, diciamocelo col senno di poi, Elserino Piol lo invita a ripensarci. CDB taglia corto e gli risponde, come lui stesso oggi testualmente e tristemente ricorda: «che erano soldi buttati e quei due era semplicemente due ragazzi brufolosi che giocano con i computer». E così che in pochi minuti l'Italia perse dunque l'occasione di diventare il principale socio di Apple e De Benedetti la possibilità di arricchirsi ulteriormente. Investire una cifra irrisoria nella Apple di quel garage. Se non i centomila dollari che Jobs gli chiese anche solo mille dollari. Provate ad immaginare che cosa sarebbero diventati quei dollari dopo l'I-pod, l'I-phone,l'I-Pad etc.

Se lo è chiesto più volte anche lui, l'Ingegnere. Che poco tempo fa se ne è uscito dicendo che di Steve Jobs soprattutto invidiava i soldi. «I suoi parecchi soldi, soprattutto considerando che molti di quei soldi avrebbero potuto essere anche miei».

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