«Basta, non voglio più essere complice di una situazione ingiusta e inaccettabile». A un mese tondo dallo sfogo di suo figlio Andrea, culminato con l'accusa ai «padroni» di aver stravolto tutto quanto costruito dal padre, parte da San Patrignano un'altra durissima dichiarazione di guerra.
Che Maria Antonietta Cappelli Muccioli, vedova di Vincenzo e la sola della famiglia rimasta a vivere ancora a San Patrignano, ha deciso di rendere pubblica in una clamorosa intervista al settimanale Gente, in edicola da oggi. A un anno e mezzo dall'uscita di scena di suo figlio Andrea, in contrasto con Letizia e Gian Marco Moratti, primi sostenitori della holding del no profit di Coriano, la signora Muccioli non solo prende le distanze dalla comunità: «Non è più quella che ha costruito Vincenzo nel 1978». Ma dichiara con determinazione «di non voler più dare una copertura a chi ha dichiarato guerra a mio figlio». «A San Patrignano- spiega la vedova del fondatore della comunità - vivo da separata in casa. Non sono più in sintonia, ormai sono un'ombra». Un esempio?
«Il 15 Gennaio è il mio compleanno, e i ragazzi mi hanno sempre festeggiata, si mettevano a fare i cappelletti dalla mattina presto: ormai non ricevo neppure un mazzolino di fiori. E non vedo più i Moratti, anche se ho capito che la mia presenza a loro fa comodo».
E sulle ragioni della rottura con Letizia e Gian Marco Moratti, storici sponsor della comunità, Maria Antonietta Cappelli Muccioli ha una sua tesi che rivela a Gente: «Nessuno me lo ha detto, anche se io mi sono fatta l'idea che i figli dei Moratti abbiano avuto un ruolo: la famiglia ha investito tanto in San Patrignano, ma loro non hanno mai amato la comunità, tranne quando c'era Vincenzo. Forse hanno sofferto per il ruolo di Andrea, per l'atteggiamento che i loro genitori hanno sempre avuto nei suoi confronti, forse ne erano in qualche modo gelosi».
Una tesi che in qualche modo era stata già espressa dallo stesso Andrea Muccioli che, circa due anni dopo le dimissioni da tutti gli incarichi nella comunità di San Patrignano, fondata nel 1978 da suo padre, aveva deciso il 2 Gennaio scorso, di raccontare su Facebook la sua versione dei fatti sull'uscita di scena dalla comunità per il recupero dei tossicodipendenti.
In risposta ad un ex ragazzo di San Patrignano che, come altri, gli aveva chiesto che cosa fosse veramente successo quando, a fine Agosto 2011, aveva dato le dimissioni (Andrea guidava la comunità da 16 anni, dalla morte del padre nel 1995) si era così espresso: «I ricconi frustrati che conosci hanno deciso di espropriare la comunità con un semplice ricatto: il posto dipende dai nostri soldi, o te ne vai via tu o noi interrompiamo immediatamente i finanziamenti e voi dovete chiudere nel giro di un mese.
Un complotto preparato da tempo, rallentando il flusso delle donazioni per creare un bel buco e dare al momento opportuno la colpa a me».
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