Legge elettorale, gli ex An puntano i piedi

RomaLegge elettorale, elezioni anticipate e discesa in campo. Passata l'estate i nodi sul tavolo del Cavaliere restano sostanzialmente gli stessi. Ed è di questo che si discute fino a tarda sera a Palazzo Grazioli in una cena con Berlusconi e i big del Pdl.
Con gli occhi ovviamente puntati sulla riforma del sistema di voto che resta di fatto il vero terreno di gioco dell'intera partita. Non solo in vista delle future alleanze ma anche del timing che porterà alle urne. Secondo alcuni - sia nel Pdl che nel Pd - l'ipotesi di elezioni anticipate non è infatti ancora definitivamente tramontata, anche se certo i tempi per modificare la legge elettorale ed andare alle urne prima del 2013 sono davvero strettissimi. Di fatto quasi impraticabili. Soprattutto perché il punto non è solo trovare un accordo politico (e quello siglato settimane fa da Denis Verdini e Maurizio Migliavacca pare regga ancora anche se c'è chi come Gaetano Quagliariello insiste per il modello tedesco), quanto un iter ultrarapido in Parlamento. Garantito al Senato, visto che ancora ieri il presidente Renato Schifani insisteva sulla necessità di «superare lo stallo», ma difficile alla Camera, dove Gianfranco Fini non nasconde le sue perplessità lasciando intendere che non ci saranno corsie preferenziali. E questo al netto del fatto che l'Idv è pronto alle barricate e che si parla di un provvedimento che non solo non avrà tempi contingentati ma dovrà anche passare una serie di voti segreti. Durante i quali a fare scherzi potrebbero essere anche gli ex An che ieri - da Maurizio Gasparri a Giorgia Meloni, passando per Viviana Beccalossi e Fabio Rampelli - hanno ribadito l'intenzione di «battersi in Parlamento per reintrodurre le preferenze». Circostanza che evidentemente non farebbe che allungare i tempi di approvazione della riforma.
Ma che gli ex di via della Scrofa siano in agitazione è un fatto e lo confermano le riunioni di questi giorni, ultima quella di ieri a Roma. Il timore, infatti, è che la pattuglia che proviene dalle file di An venga drasticamente ridotta alle prossime elezioni e che si vada ben lontani dai 50 deputati e 40 senatori attuali. Così lontani che c'è chi parla esplicitamente di «20 deputati come quota minima», un numero niente affatto casuale visto che tanti ne servono per formare un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. Ed è anche questa una delle ragioni per cui gli ex An insistono sulle preferenze che gli permetterebbero di «correre» più liberamente.
Ed è stallo anche sulla discesa in campo del Cavaliere, strettamente legata al tipo di legge elettorale e alla data del voto. Per il momento, insomma, Berlusconi non scioglie la riserva. Ed è probabile non lo farà neanche il 14 settembre quando sarà ospite di Atrejù, la festa dei giovani del Pdl che - dice Angelino Alfano - sancirà «l'inizio della campagna elettorale».
Sposta i riflettori su scenari diversi e su un altro genere di voto Daniela Santanché. «Si parla di elezioni anticipate. Un dubbio: si riferiscono alle politiche o a quelle del capo dello Stato?», scriveva ieri su Twitter l'ex sottosegretario. Fosse la seconda ipotesi sarebbe certo uno scenario quantomeno suggestivo.

Con Giorgio Napolitano pronto cioè a dimettersi prima della scadenza naturale del suo mandato e quindi con l'attuale Parlamento che voterebbe il suo successore al Quirinale. Che secondo molti a quel punto non potrebbe che essere proprio Mario Monti. Con buona pace dei tanti aspiranti presidenti.

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