Roma«... a un passo dal possibile». Enrico Letta non ha dubbi, nonostante i dati negativi del pil del secondo semestre. Il premier - commentando i cento giorni di attività di governo - ritiene che l'Italia sia «a un passo dall'inversione di rotta e dall'uscita dalla crisi più drammatica e buia che le attuali generazioni abbiano mai vissuto». E sottolinea: «I segnali ci sono tutti».
Susanna Camusso (Cgil) e Guglielmo Epifani (oggi Pd) non sono esattamente sulla stessa lunghezza d'onda. Per il segretario del Nazareno, l'autunno sarà caldissimo. Per il leader del sindacato, occorrono fatti concreti e riforme. E con Bonanni (Cisl) rilancia un patto governo-sindacati per una politica economica finalizzata alla crescita e all'occupazione. Ma il ministro Saccomanni gela le attese. Pur riconoscendo che «l'economia entrerà in ripresa: siamo a un punto di svolta del ciclo», prevede che «per avere effetti sull'occupazione dobbiamo ancora aspettare». Ragion di più - per i sindacati - per aumentare le misure a sostegno della creazione di posti di lavoro. Letta sembra d'accordo. «Gli italiani capiscono - scrive sul sito della presidenza del Consiglio - Capiscono che non c'è alternativa. Non a questo governo, ma alla necessità di mettere da parte le contrapposizioni per avere stabilità».
L'accantonamento delle contrapposizioni non è, però, cosa facile. «Lo sapevamo: vent'anni di confronto durissimo e muscolare lasciano segni e ferite», scrive Letta. Ma proprio l'esistenza di questo governo dimostra come sia «possibile lavorare per l'Italia pensando al futuro». Con l'obiettivo - prosegue - di far sì che la politica torni a essere quello che è per definizione: la cura della cosa pubblica, dell'interesse generale, del bene della comunità». Letta dà quasi l'idea di aver metabolizzato le proposte di Monti di «superare» i partiti. «Evitino giochi e giochini». E si rivolge direttamente agli italiani. Che «capiscono anche ne sono certo che questa esperienza, e chi la rappresenta, non ha la presunzione di durare per sempre o di ergersi a modello». Ma di dimostrare - prosegue - «all'Europa e al mondo che ce la possiamo fare». In altre parole, annuncia una fase di riforme. In tal modo, il presidente del Consiglio carica di aspettative la prossima Legge di stabilità. Per il ministro dell'Economia, con questi trend di crescita, non si possono fare manovre a fine anno. E a proposito della Legge di stabilità, ripete che «i soldi non ci sono. Bisogna accettare il peso politico di fare delle scelte di priorità». Ed esclude che possa essere rispettato quest'anno il programma di dismissioni per 15 miliardi, previsto dal governo Monti. Ma torna a parlare di valorizzare le quote di Eni, Enel e Finmeccanica.
Tutte da verificare quelle che Saccomanni definisce «priorità». Alla Funzione pubblica sono pronti ad avviare la riforma del pubblico impiego, con tanto di misure di prepensionamento degli statali. Una soluzione che ancora non è stata affrontata - nemmeno informalmente - con Cgil, Cisl e Uil. E non sarà questo l'unico provvedimento. Entro agosto - come ha spiegato il presidente del Consiglio, che ieri ha visto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli - verrà risolto una volta per tutti il problema sia dell'Imu sulla prima casa sia dell'aumento dell'Iva.
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