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Letta unico ottimista: la crisi non ci sarà

Il premier crede ancora nelle larghe intese: "Il Pdl non lascerà la coalizione". E sulla decadenza del Cav: "Il governo non c'entra"

Letta unico ottimista: la crisi non ci sarà

Roma - Nel giorno in cui il sipario si alza sulla Giunta del Senato, il premier Letta continua a spargere ottimismo. Una cosa sono le vicende giudiziarie di Berlusconi, altra le sorti del governo. Questa volta l'occasione per parlarne è stata un'intervista alla Bbc dal Forum Ambrosetti di Cernobbio. Letta non ha mostrato dubbi: si è detto «sicuro» che il Pdl «deciderà per il meglio» e ritiene che «non lascerà la coalizione». Con la stessa certezza, il presidente del Consiglio ha ribadito la sua fiducia sul fatto «che il governo rimanga in piedi e che i partiti continuino a dare il loro sostegno». Il percorso del Parlamento sulla vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino, che ieri è entrato nel vivo nella Giunta per le elezioni di Palazzo Madama, non interferirà con quello dell'esecutivo: «La legge deve essere applicata e il Senato deciderà in che modo - ha detto senza entrare nei dettagli - ma non è un problema del mio governo». E quindi: «Non devo prendere alcuna decisione. C'è una separazione dei poteri, è un problema del parlamento», ha chiarito il premier nel giorno in cui il New York Times dedicava all'Italia un servizio sull'«uscita di scena di Berlusconi» che «mette a rischio il governo Letta».

In serata è tornato a parlare del futuro, dicendosi «non preoccupato» per l'aumento dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi: «Siamo sicuri che prevarrà il buon senso - ha ripetuto dopo l'incontro con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rumpuy a Bruxelles - Tutti capiranno che c'è bisogno di stabilità».
Ieri non è stata comunque giornata di guerra tra Pdl e governo. Il vicepremier Angelino Alfano non è voluto entrare nel merito della sopravvivenza dell'esecutivo: «Non è una questione su cui voglio rispondere stamani, ho e abbiamo già risposto, le mie parole potrebbero sembrare una provocazione, non voglio che vengano strumentalizzate dalla sinistra che alle volte fa del vittimismo», ha spiegato alla Telefonata di Maurizio Belpietro.

Dai ministri del centrodestra è arrivato un appello unanime: la Giunta decida senza pregiudizi. «Chiediamo un giudizio sulla base del diritto e non sulla base dell'inimicizia storica di questi anni», ha aggiunto Alfano: «Oggi forse a sinistra vedono materializzarsi il sogno della cancellazione per via giudiziaria dalla scena politica del leader che loro hanno sempre contrastato e vogliono evitare che questo sogno non si avveri». È il momento dell'ascolto con «onestà intellettuale», sottolinea con moderazione il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello: «È proprio anche degli uomini onesti, come diceva Gaetano Salvemini, avere pregiudizi. Ed è normale che anche gli esponenti del Pd ne abbiano dopo vent'anni di bipolarismo rusticano». Ma Quagliariello chiede a tutti «i membri della Giunta del Senato, di essere disposti a superarli», questi pregiudizi. Non si può affrontare questo passaggio parlamentare «come se fosse una resa dei conti». Chiunque si comportasse così, «la pagherebbe cara», perché «gli italiani non sono stupidi e sanno giudicare». Il sottosegretario alla Funzione pubblica Gianfranco Miccichè si augura che il Pd «accolga l'invito di Napolitano» a una «responsabilità comune» per la «stabilità del governo».


Gli inviti sono garbati, ma la convinzione del centrodestra è sempre la stessa: «Pensiamo che la sentenza sia sbagliata e che Berlusconi sia innocente», ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi alla festa del Pd a Torino domenica sera. Qualche fischio dal pubblico, ma la discussione è proseguita senza problemi. Anche da Lupi fiducia nell'esecutivo: «Il governo andrà avanti sul programma per cui è nato. Lasciamo lavorare la Giunta».

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