nostro inviato a Rimini
Troppi applausi agli uomini di potere. Famiglia Cristiana sale sul pulpito e prova a mettere in croce il Meeting, impartendo la sua lezione al popolo ciellino, accusato di conformismo e omologazione. Un affondo strategico dal punto di vista mediatico - della serie «piatto ricco mi ci ficco» - visto che consente al settimanale di don Sciortino di entrare nel cono di luce dei riflettori, sfruttare l'onda della kermesse riminese e strappare titoli sui giornali, inesorabilmente attratti dal derby cattolico e dallo scontro tra opposte parrocchie.
«C'è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perché chi rappresenta il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione», scrive Famiglia Cristiana nel numero in edicola, dopo gli applausi riservati sia a Mario Monti che a Corrado Passera. «Omologazione senza senso critico. Tutti gli ospiti a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Non ci sembra garanzia di senso critico ma di omologazione. Quell'omologazione da cui dovrebbe rifuggere ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting in una vetrina: attraente, ma autoreferenziale». Qualche graffio Famiglia Cristiana lo infligge anche a Mario Monti, per un «discorso di speranza ma in contrasto con la realtà di un Paese stremato».
I vertici sia di Cielle sia della Compagnia delle Opere si lasciano scivolare addosso le stoccate del settimanale cattolico. Al massimo si concedono una scrollata di spalle o magari un sorriso accennato nel frenetico affastellarsi di eventi, distanti almeno per un giorno dalla bagarre e dal focus politico-economico. Qualcuno, però, ricorda che pur nella rigorosa regola del rispetto riservato a tutti gli ospiti del Meeting, qualche «eccezione» c'è stata, ad esempio quando scattarono i fischi per Massimo D'Alema, Gianfranco Fini o Paola Binetti.
Parole affilate arrivano, invece, dagli esponenti del movimento cattolico impegnati in politica. «Chi giudica dall'esterno spesso dice stupidaggini», commenta il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi. «C'è anche chi viene al Meeting con qualche pregiudizio fa notare il deputato di militanza ciellina - ma poi si ricrede. Mi auguro che possa farlo anche Famiglia Cristiana. Al Meeting io ci vengo per ascoltare e continuo ad essere stupito dalla grande voglia di essere protagonisti e testimoniare gli ideali in cui si crede».
Una replica arriva anche da Raffaello Vignali, deputato del Pdl ed ex presidente della Compagnia delle Opere. «Evidentemente a Famiglia Cristiana non si ha una grande opinione delle capacità intellettuali e critiche delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno da 33 anni vengono al Meeting di Cl». E ancora: «Invece di sputare sentenze da lontano venissero a vedere quello che accade a Rimini. Così forse si renderebbero conto del livello dei contenuti e delle domande molto spesso provocatorie che il Meeting pone agli invitati. Spiace poi vedere come un settimanale che dichiara valori cristiani riduca il Meeting ai soli incontri di contenuto politico che sono una minima percentuale. Nell'edizione in cui la politica fu più presente non si andò oltre il 15% del programma».
Roberto Formigoni, invece, sottolinea l'attenzione all'accoglienza del popolo ciellino. «Applaude perché è composto di persone educate. L'educazione che abbiamo imparato in Cielle è quella dell'ascolto e del rispetto. I perché dell'attacco? Chiedetelo a loro ma questo non è il momento di rivalità tra movimenti cattolici».
In realtà l'eterno contenzioso all'interno dell'associazionismo cattolico, tra focolarini, Acli, Azione Cattolica, ciellini, solo per citarne alcuni, non è mai tramontato, così come la tentazione di autoassegnarsi patenti di ortodossia o di affibbiare ad altri marchi di eresia.
Da quando, con il Concilio Vaticano II, il ruolo dei laici è stato valorizzato e messo sullo stesso piano dei consacrati, l'appartenenza si è spesso trasformata in concorrenza. E quella che Giovanni Paolo II chiamava «la fantasia della carità» è stata esercitata in forme sicuramente originali e di successo. Ma non esattamente ecumeniche.
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