L'investimento per il futuro? Comprare oggetti del passato

Un mercato che non conosce crisi, ma che anzi rappresenta un ottimo bene rifugio. E nel settore l'Italia fa scuola nel mondo

L'investimento per il futuro? Comprare oggetti del passato

Conto alla rovescia per la nuova edizione di Tefaf, la mostra mercato d'arte e antiquariato più prestigiosa del mondo che si tiene ogni anno a metà marzo a Maastricht, piccola quanto blasonata città fiamminga nel cuore dell'Europa. Fabrizio Moretti, vicepresidente dell'Associazione Antiquari d'Italia, gallerista fiorentino tra i massimi esperti di pittura del Tre e Quattrocento, è uno dei pochi espositori italiani a vantarvi una presenza fissa. Non solo. La stima internazionale che ha conquistato malgrado la giovane età (ha 38 anni) e che gli è valsa in Francia il titolo di «Chevalier de l'Ordre des Art et des Lettres», gli ha fatto da tempo ottenere la nomina nel board della Fiera che attira i massimi collezionisti del pianeta e i direttori dei musei che contano, dal Louvre al Metropolitan.
Un mondo, quello che si riunisce per dieci giorni a Maastricht (dal 14 al 23 marzo), che pare lontano anni luce dalla recessione. Sembra incredibile, ma ogni nuova edizione segna un record di acquisti milionari da parte di collezionisti che piovono a frotte ora soprattutto da Oriente e Paesi Arabi. In vendita oli e disegni dei maestri della storia, da Rubens a Gauguin, da Schiele a Canaletto. «In Europa si attraversano tempi duri anche nel mercato dell'arte, ma ciò determina una grande scrematura della qualità dell'offerta, che a mio avviso trionfa sempre. È venuta a mancare la classe media che un tempo foraggiava gli antiquari, ma sono arrivati i nuovi collezionisti russi e orientali a rivoluzionare un mercato che, entro un decennio, sarà totalmente in mano ai cinesi». Moretti, che guiderà una pattuglia di 16 italiani su un totale di 272 mercanti internazionali, crede ancora fermamente che il bistrattato Belpaese possa dire la sua anche in futuro. E mette in gioco la sua storia personale di massimo esperto mondiale nei fondi oro, apprezzatissimo anche dagli storici dell'arte per aver scoperto capolavori nelle collezioni private e aver promosso donazioni a musei internazionali.
«L'Italia deve tornare ad avere un primato in un mercato, quello dell'arte, dove la cultura e la conoscenza hanno un ruolo fondamentale». Al Tefaf, dove vige una commissione che seleziona con la massima severità le collezioni presenti negli stand, in questi anni ha visto cancellare dalla mostra opere che fino alla vigilia avevano attribuzioni altisonanti. «Comprare bufale qui è impossibile» dice. Il niet della commissione arriva come una doccia fredda, anche perchè i galleristi portano al Tefaf il meglio disponibile sulla piazza. Nella scorsa edizione, tanto per fare qualche esempio, la galleria newyorkese Otto Naumann ha venduto per 14 milioni di dollari un ritratto di un «Gentiluomo con la barba» di Diego Velasquez. Tra i colpi di Moretti, invece, la vendita di un olio su pannello di Giovenale da Orvieto intitolato Mystical marriage of Saint Catherine of Alexandria.
«Di veri grandi capolavori in circolazione ce sono pochissimi - dice - diciamo otto nove in tutto il mondo. Quelli in circolazione si vedono a Maastricht».
Dal 2005, anche il gallerista fiorentino ha aperto due sedi all'estero, la prima in New Bond Street a Londra, la seconda nella grande Mela. Una pratica diffusa per ampliare il mercato ma anche per sfuggire alle maglie della burocrazia italiana. Altri suoi colleghi, presenti alla fiera, hanno lasciato definitivamente l'Italia. «Colpa di una normativa fiscale gravemente penalizzante, ma ancor di più di una legge italiana sull'esportazione delle opere d'arte talmente rigida che impedisce alle opere notificate dal Ministero di uscire dall'Italia e le circoscrive al mercato interno. Cambiare queste leggi paludatissime da noi è quasi impossibile, ma sarebbe già tanto riuscire a snellire la burocrazia che blocca in Italia le opere per mesi anche solo per partecipare a una fiera all'estero». E chi non ha sede oltreconfine e ha in mostra opere notificate dalle sovrintendenze, può solo sperare in acquirenti italiani.

«Il governo Monti, con la stretta sui conti correnti, ha dato il colpo di grazia alla categoria incutendo un clima di terrore nel collezionismo italiano, peccato». Ma alla preview del Tefaf si sente ancora parlare italiano, e tanto. «Sono operatori, appassionati, curiosi e... finanzieri».

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