L'ultimo crimine del nazista: "L'Olocausto è un'invenzione"

Se ne va a cent'anni l'ex ufficiale delle SS. Lascia un testamento choc: non si pente e afferma che nei lager non ci fu alcun sterminio di massa

L'ultimo crimine del nazista: "L'Olocausto è un'invenzione"

Roma - S'è spento sul divano, consumato dalla vecchiaia più che dal rimorso. L'ex ufficiale nazista Erich Priebke, condannato all'ergastolo per l'eccidio delle Fosse Ardeatine, è morto ieri nella casa romana dove scontava la condanna ai domiciliari. Aveva compiuto 100 anni il 29 luglio, verrà seppellito in Argentina, a Bariloche, accanto al corpo della moglie. Ne ha dato notizia il suo avvocato, Paolo Giachini, per cui «dopo venti anni» Priebke era «come un padre», oltre che un esempio di «coerenza, coraggio e forza d'animo». Il legale ha anche diffuso un video-testamento registrato la scorsa estate e che lo stesso Priebke ha chiesto, nei giorni scorsi, di rendere pubblico dopo la sua morte.
L'ex ufficiale, che non si è mai pentito, sostenendo di non aver fatto altro che il suo dovere di soldato, nel documento esordisce spiegando che «la fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni», e dunque «il mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell'amor proprio e dell'onore». Quanto al nazismo, «la politica è un'altra questione», spiega Priebke, che conferma di non rinnegare il proprio passato, ma sposa la tesi negazionista sull'olocausto e sulle camere a gas. L'ex ufficiale sostiene di non averne mai visto nei lager, nemmeno nella sua ultima visita a Mauthausen nel maggio 1944, quando interrogò il figlio di Badoglio, Mario. «Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni - racconta Priebke - c'erano immense cucine in funzione per gli internati e all'interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas». E se nei lager si moriva, prosegue Priebke nel videotestamento, era per «la guerra, le condizioni di vita dure, la fame, la mancanza di cure adeguate». Non per stermini di massa, che per Priebke sono una creazione dei «mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale» che ha «ossessionato con storie macabre» in particolare «le nuove generazioni». Da 70 anni, secondo l'ex ufficiale, «siamo in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco», perché anche foto e video non sono che una «ulteriore prova della falsificazione». Priebke, però, ha anche detto di aver «sempre rifiutato l'odio», e «antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato». Tanto da «condannare tassativamente» come «inaccettabile» qualsiasi atto «di violenza indiscriminata contro le comunità senza tener conto delle effettive responsabilità individuali». Nell'elenco, insieme ai crimini contro gli Indiani d'America, contro gli armeni in Turchia, agli italiani infoibati in Istria e ai prigionieri tedeschi nei campi degli americani e in Russia, Priebke include anche «le persecuzioni fatte dai tedeschi a danno degli ebrei che indubbiamente ci sono state», ma solo «quelle reali», non «quelle inventate per propaganda».
L'avvocato Giachini ha raccontato che, tra i messaggi di cordoglio, «ci sono anche quelli di alcuni familiari delle vittime della Fosse Ardeatine, quattro famiglie nello specifico», con cui Priebke si era rappacificato. Ma per il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il legale è «poco attendibile», perché «troppo schierato su una causa».

Quanto alla scomparsa di Priebke, Pacifici si dice «amareggiato» per il mancato pentimento. Duro Marcello Pezzetti, direttore del museo della Shoah di Roma: «Non è morto nessuno. Il mio pensiero piuttosto, va a quelli che sono morti uccisi da lui e non voglio aggiungere altro».

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