L'Uruguay difende Suarez con i denti

L'Uruguay difende Suarez con i denti

«...salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi (che siamo noi)». É la chiusa della lettera alla Malafemmina che un serissimo Totò detta a un indignato Peppino nell'indimenticabile «Totò, Peppino e la Malafemmina», appunto. Clima surreale, commedia indimenticabile, spasso assicurato. La stessa atmosfera - ma con una pennellata di perplessa amarezza, se non di attonito sgomento - che si respira in questa scompisciante storia di Suarez che morde Chiellini; e allora la Fifa punisce Suarez; e dunque il presidente dell'Uruguay, ex guerrigliero comunista così snob da fare la fila all'ospedale in ciabatte e con la camicia fuori dai pantaloni come qualsiasi cocomeraio, si indigna; mentre Maradona gli tiene bordone, infiammando i cuori sudamericani, e Chiellini, preso da rimorso, e forse spaventato dalla crisi planetaria innescata dal «cannibale», e dal suo atroce dolore (?) urlato in mondovisione ora si dispiace e perdona il reprobo, parendogli eccessivo il castigo.
Uno spasso. Se non fosse per la curiosa, e diremmo anche patologica inclinazione di questo gran calciatore che sfoga la sua rabbia a morsi, come Tyson il pugile. E siccome non c'è altro modo per fargli capire che non si fa, allora è meglio che se ne stia a casa un po' a pensarci, contando le palanche che di qui alla fine della squalifica gli sponsor, tipo la Adidas, gli faranno vedere col binocolo.
Ma che giornata di passione, intanto. Migliaia di appassionati fanno ala al loro idolo che rientra in patria, mentre il presidente Josè Mujica, ai microfoni del programma di approfondimento sui Mondiali «De Zurda» - condotto da Victor Hugo Morales e Diego Armando Maradona - spara a zero. «Siamo furiosi perché la Fifa usa due pesi e due misure» attacca Mujica. Che poi aggiunge: «Sono anziano e ne ho viste tante in vita mia, ma questa volta si è passato il limite. Si vedono di continuo falli e gesti ben più gravi, ma si permettono di trattarci coi piedi solo perché siamo un Paese piccolo e contiamo poco». Un affare di Stato. Né più e né meno. Anche se risulta difficile, oggettivamente, dar torto al «primero» tifoso dell'Uruguay quando mette certi puntini sulle «i». Come mai ci trattano a pesci in faccia? domanda l'intervistatore. E Mujica, il presidente che dona ai poveri il 90 per cento del suo stipendio e vive in una modesta casa di campagna e guida un Maggiolino degli anni Settanta: «Evidentemente diamo fastidio per aver sbattuto fuori due potenze come Italia e Inghilterra. Chissà quanti soldi ci ha rimesso la Fifa». E ancora: «Di scorrettezze sui campi di calcio ce ne sono sempre state e chi ha più esperienza dovrebbe saper ponderare certi episodi. D'altra parte si sa che gli italiani sono degli esperti provocatori».
Fanno ridere gli uruguayani, ma certo fanno ridere anche i nostri giocatori, diseducati da decenni di furberie, di truffaldini tuffi in area, di sceneggiate con le mani giunte davanti ai nasi di arbitri che sceneggiano il dio dell'irremovibilità, di comportamenti che con lo sport non hanno nulla da spartire. O non ve li ricordate gli sputi di Totti? E la gomitata di De Rossi a Mc Bride della squadra statunitensi ai Mondiali del 2006? O quella di Mauro Tassotti a Luis Enrique ai Mondiali del '94?
Che dire dunque di un Aiace Telamonio come Chiellini che crolla a terra ululando alla luna come un bambino solo perché un satanasso sudamericano ti fa assaggiare i suoi dentoni da coniglio? Una volta, quando all'Inter c'era una difesa che schierava Sarti, Burgnich e Facchetti, Bedin, Guarneri e Picchi (sì, la so tutta: avanti c'erano Jair, Mazzola, Peirò, Suarez - ben altro Suarez, s'intende - e Corso); una volta, si diceva, le cose giravano diversamente. Prendevi un pestone e ti vendicavi con una ginocchiata sul quadricipite alla prima occasione. Si tirava dritto insomma, ingoiando la rabbia e sfogandola alla prima occasione, perché si sapeva che il calcio non era una roba da signorine.
E invece, guarda che roba: caroselli e «cacerolazos» per le vie di Montevideo urlando il «crucifige» di un'intera nazione contro la Fifa. «Luisito estamos con vos» («siamo con te») c'è scritto sulla maglietta che don Armando, ex «Pibe de Oro», indossa in trasmissione. Spopola su Twitter l'ashtag #Somos Todos Suarez, mentre il presidente, l'ex «tupamaro» Mujica promette sorci verdi agli avversari futuri.

«Adesso sono guai per tutti, perché quando ci danno addosso sappiamo sempre reagire con veemenza. Immagino la rabbia dei ragazzi, non vorrei essere al posto di chi li dovrà affrontare». Ma darsi una calmata, tutti, no?

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