Mauro e il "centrino": ormai ci crede solo lui

Il ministro della Difesa alla caccia disperata di alleati per tentare di superare il 4% alle Europee: senza esito

Mauro e il "centrino": ormai ci crede solo lui

Partiti per riempire un «vuoto politico», sicuri di poter pascolare nelle immense praterie centriste; ma finiti a fare i conti con sondaggi che li fanno assomigliare più a Democrazia proletaria di Mario Capanna che alla Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi. La lista di partiti e politici inghiottiti nel buco nero del centro è lunga e tra le nomination recenti c'è quella per i Popolari per l'Italia del ministro della Difesa Mario Mauro e Lorenzo Dellai.

Nel loro caso la parabola da aggregatore centrista con vocazione maggioritaria a scialuppa di salvataggio è stata brevissima. Solo la settimana scorsa, alla fondazione del partito, assicuravano: «Non saremo un nuovo partitino» e spiegavano di voler aggregare «tutte le forze popolari alternative alla sinistra ma che rifiutano il populismo di destra».

Ieri Mauro ha ridefinito la strategia sul core business, cioè la sopravvivenza dello stesso partito. «Alle Europee - ha spiegato - esiste una legge proporzionale con uno sbarramento al 4%, l'ideale per potere testare le ragioni di chi si riconosce nel Ppe: facciamolo fra quei partiti che hanno quella comune appartenenza e che hanno sostenuto insieme il governo Letta. Sarebbe paradossale per il centrodestra riproporsi con Berlusconi». Insomma, l'obiettivo è chiaro: mettere insieme tutti i pezzetti della diaspora centristra per tentare di superare la soglia di sbarramento. Attenzione, non quella dell'Italicum (ancora da definire), ma quella del generosissimo sistema elettorale per l'Europarlamento.

Per Mauro e per gli altri centristi gli spazi di manovra sono risicati. Gli è andata male con Matteo Renzi quando hanno provato a cambiare il corso della legge elettorale. Spiazzati dalla scelta di Pier Ferdinando Casini a favore del centrodestra. L'Udc era l'unica formazione strutturata di tutta l'area e anche l'unica con un po' di voti sicuri. A penalizzare Mauro è anche l'avere puntato su umori antiberlusconiani, più diffusi tra i funzionari del Ppe a Bruxelles che tra i moderati italiani. Cominciò a cavalcarli quando era ancora capodelegazione Pdl all'Europarlamento.

Ora spera che i veti incrociati facciano fallire ogni tentativo di alleanza tra Nuovo centrodestra e Forza Italia.

Poi, spera di convincere, perlomeno, Scelta Civica, partito dal quel lo stesso Mauro è uscito dopo pochi mesi di militanza, ma che ora guarda, con successo, al Pd. Strategie di corto respiro, per chi si prefigge di riempire il «vuoto» al centro. Che è visibilissimo dai palazzi della politica, molto meno nei risultati delle urne.

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