La «manovra senza tasse», vanto del premier Letta, si rivela sempre più una promessa da marinaio. Sul Paese reale si abbatte una stangata da duemila euro l'anno a testa, fatta di imposte e tariffe in continuo aumento, che il risibile taglio del cuneo fiscale non compensa di certo.
Tra i più colpiti, ci sono - per l'ennesima volta - i pensionati: tra il 2012 e il 2013 infatti oltre 118 miliardi sono finiti dalle loro tasche direttamente nelle casse dello Stato, tra tasse nazionali e locali, fiscal drag e blocco della rivalutazione annuale delle pensioni. A fare i conti è lo Spi-Cgil: «Come se non bastasse - conclude il sindacato - a tutto questo va aggiunto quanto i pensionati spendono mediamente per i costi delle tariffe e dei servizi (dalla luce al telefono, dal riscaldamento al canone Rai), che si aggira intorno ai 1.300-1.400 euro all'anno. Complessivamente, tra tasse e tariffe, se ne vanno tra i 1.800 e i 2mila euro all'anno a testa».
A premere l'acceleratore sulle tariffe sono soprattutto gli enti locali, assetati di liquidi per le loro casse esauste: a fronte di un aumento dell'11,4% delle tariffe nazionali, quelle locali - nota la Confesercenti - sono così cresciute del 28,5%, trainate dall'aumento record dell'acqua potabile (+41,3%), dei trasporti e delle tariffe energetiche, cresciute del 23,5%.
E nel 2014 sarà anche peggio: ci saranno più tasse per i pensionati - ancora - e le famiglie con redditi medio-alti. Colpa dell'aumento dell'Iva, ma anche della legge di stabilità: «Se le note in circolazione saranno confermate - spiega il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - quelli che non possono godere delle detrazioni Irpef da lavoro dipendente, come i pensionati o i lavoratori dipendenti con un reddito superiore ai 55mila euro, subiranno rispetto al 2013 un aumento del prelievo fiscale. Infatti dovranno farsi carico sia dell'aggravio Iva sia della reintroduzione della nuova tassa sulle abitazioni principali che quest'anno non hanno pagato. Le famiglie con redditi attorno ai 20-22mila euro, invece, godranno di un saldo positivo: la dimensione del taglio dell'Irpef, infatti, sarà maggiore dell'aumento dell'Iva e dell'importo da versare con la Tasi». Tradotto in cifre: nel 2014 i pensionati subiranno un aggravio fiscale oscillante tra i 74 e i 144 euro, mentre le famiglie con redditi medio-alti subiranno un maggior prelievo tra i 70 e i 357 euro. Solo le famiglie con redditi bassi potrebbero risparmiare fino a 141 euro.
Ma per tutti è in agguato la trappola finale, nascosta dietro una girandola di nomi: Tia1, Tia2, Tari, Tarsu, Imu, Tares e infine Trise. Le tasse su casa e servizi continuano a cambiare, nel nome e nel calcolo dell'imposizione: il risultato è un'inevitabile confusione, che spingerà quasi sicuramente gli enti locali, messi di fronte a nuove imposte dal gettito imprevedibile, ad alzare il tiro. Per le famiglie, infatti, rileva Confesercenti, è presente una clausola di salvaguardia, che in teoria dovrebbe impedire che la nuova tassa sia superiore al prelievo Imu, ma che comunque non bloccherà gli aumenti rispetto al 2013 dovuti al previsto cambiamento di calcolo dell'imposizione.
Tutto da decidere invece per gli immobili a uso produttivo (e per le seconde case).
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