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E i dubbi di Bankitalia scuotono Saccomanni: ora pensa al dietrofront

Il ministro apre alle detrazioni sulla Tasi e all'aumento dei tagli al cuneo fiscale. Ma la Lega vuole sfiduciarlo

E i dubbi di Bankitalia scuotono Saccomanni: ora pensa al dietrofront

Roma - La Banca d'Italia non promuove la legge di Stabilità scritta a quattro mani dall'ex direttore generale (oggi ministro), Fabrizio Saccomanni, e dall'ex direttore centrale (oggi Ragioniere generale dello Stato), Daniele Franco. Non la boccia. Ma esprime serie perplessità sulla struttura stessa della manovra.

Innanzitutto, dice che le stime del Pil sono gonfiate di mezzo punto all'anno; che non contiene riforme strutturali (le uniche citate da Bankitalia in Parlamento sono quelle del governo Monti); e che lo spread con i Bund tedeschi non scenderà a 150 punti base - come rilanciato da Saccomanni in audizione - nel 2014 ed a 100 punti nel 2015 e 2016: «Attualmente le previsioni dei mercati sono meno favorevoli», commenta.

Bankitalia, però, nell'audizione parlamentare teme che il deficit di quest'anno possa non fermarsi al 3% del Pil. «L'andamento del fabbisogno negli ultimi mesi (quasi raddoppiato, ndr) segnala che il rispetto del 3% richiede un controllo stringente delle spese nei mesi finali dell'anno». La manovrina punta a congelare solo le spese discrezionali dei ministeri.

Subito dopo l'audizione della Banca d'Italia, in Parlamento tocca a Saccomanni. Il ministro non fa in tempo a dire che è favorevole ad una restrizione dell'uso del contante, che subito si becca la smentita da parte di Angelino Alfano. «Noi la pensiamo all'opposto», precisa il vice premier. «Occorre aumentare l'uso del contante e contrastare l'evasione consentendo di scaricare tutte le spese. Funziona in America e funzionerebbe anche qui».

A parte questo incidente (seguito a breve dalla richiesta di sfiducia individuale da parte della Lega), Saccomanni fa marcia indietro su buona parte della legge di Stabilità. È aperturista sull'ipotesi di «tornare alle detrazioni» per la Tasi; sull'aumento del cuneo fiscale per le famiglie numerose («ma vanno trovate le coperture»); e spiega che la nuova tassa sulla casa costerà meno dell'Imu: «Abbiamo messo i paletti per i Comuni». Al tempo stesso, però, avverte che c'è il «rischio di un'aliquota elevata per la tassa sui rifiuti». Ed assicura che per abbattere la pressione fiscale il governo conta di utilizzare le risorse che verranno recuperate con la spending review. Le tabelle della legge di Stabilità, alla voce spending review, sono pari a «0» per il 2014; a 256 milioni per il 2015; a 622 milioni per il 2016.

Sul fronte strettamente fiscale, il ministro è scettico sull'introduzione della Tobin tax, mentre sarebbe favorevole ad un aumento di quella sui titoli pubblici («è molto bassa», dice); anche se comporterebbe - osserva - problemi per la gestione del debito pubblico.

Nel complesso la legge di Stabilità - secondo il ministro - è stata elaborata in modo prudenziale dal governo (la Banca d'Italia è di tutt'altro parere). In quanto - prosegue Saccomanni - non tiene conto delle entrate straordinarie legate alla cessione delle quote della Banca d'Italia alle banche commerciali («attesi tra i 5 ed i 7 miliardi»), alla lotta all'evasione, al rientro dei capitali dalla Svizzera.

Saccomanni, poi, smentisce le tabelle del ministero per quanto riguarda le maggiori spese: fa rientrare tra quelle correnti anche quelle in conto capitale, mentre il Mef le somma.

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