Milano I «falchi» tedeschi non mollano la presa. Non ammettono che esistano strade diverse a quelle del rigore, anche di fronte alla recessione europea. Specialmente se il tema riguarda l'Italia. Così ieri è arrivata da Berlino un'altra minaccia. Così nella crisi politico-istituzionale che si è creata in Italia dopo il voto di febbraio ha fatto irruzione improvvisamente la Bundesbank, con un avvertimento: il presidente della Banca Centrale tedesca, Jens Weidmann, ha detto che se Roma fermasse il percorso di riforme intrapreso dal governo Monti o se avesse ripensamenti sull'euro, non potrebbe più aspettarsi l'aiuto della Banca centrale europea nel caso in cui lo spread Btp-Bund dovesse raggiungere livelli insostenibili.
«Quando i principali attori politici in Italia discutono» di una possibile «inversione sulla strada delle riforme o anche dell'uscita dall'euro e, di conseguenza, i tassi aumentano», non possono poi pensare «che questa sia o possa essere una ragione d'intervento della Banca centrale europea», spiega il numero uno della Bundesbank e membro del consiglio direttivo dell'Eurotower in un'intervista al settimanale Focus. E quindi sottolinea che «i cittadini e il governo devono decidere la direzione politica nazionale e assumersi le conseguenze».
È la seconda volta che Weidmann volge la propria attenzione all'Italia nello spazio di pochi giorni. In settimana durante un intervento a Francoforte aveva detto che «le elezioni italiane e la situazione politica attuale dimostrano che solo la politica può superare la crisi», sollecitando implicitamente Roma a formare un governo stabile ma segnalando anche che la Bce dovrebbe seguire esclusivamente il proprio mandato, ossia occuparsi della stabilità dei prezzi.
Weidmann si è infatti sempre opposto al piano antispread, il cosiddetto Omt, messo a punto dall'Eurotower sotto la regia di Mario Draghi e che prevede l'acquisto illimitato di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, dopo che questi hanno aderito a condizioni ben precise.
E sull'impasse politico è intervenuta ieri anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero.
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