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La moglie di Placido «Macché sfarzo: festa per famiglie»

«Ma quale sfarzo, quali eccessi! I fuochi d'artificio sono durati tre minuti, solo come accompagnamento al taglio della torta. Se avessimo voluto fare qualcosa di extralusso avremmo scelto Roma, il Campidoglio e tutti invitati vip». È Federica Vincenti, la neomoglie dell'attore Michele Placido, che in un ampio servizio dedicato alle nozze della coppia, che appare sul numero di Chi, in edicola domani mercoledì 22 agosto, replica così ad Aldo Grasso, che sul Corriere della Sera di domenica scorsa aveva parlato di cose fatte in grande, di paese requisito e blindato e di spettacolo pirotecnico finale. «Questa doveva essere, ed è stata, la celebrazione per le nostre due famiglie», aggiungono i due sposi all'unisono. Il settimanale diretto da Alfonso Signorini si sofferma anche su un altro tema di polemica che ha coinvolto il matrimonio Placido-Vincenti: quello dell'esecuzione dell'Ave Maria di Gounod in chiesa da parte di Al Bano. Il permesso per eseguirla alla fine del rito liturgico è arrivato all'ultimo momento grazie all'intervento del celebrante, don Angelo Corvo, parroco del paese d'origine di Federica, Parabita (Lecce), che ha concesso anche di suonare in chiesa la marcia nuziale di Mendelssohn (anch'essa considerata da alcune diocesi «non ortodossa») e persino il Love Theme del film Nuovo cinema Paradiso.

«Comunque, avrei capito il no a un pezzo rock o all'Ave Maria di Schubert, che in realtà è un canto pagano», dice Al Bano a Chi. «Ma il brano di Gounod lo considero un omaggio rispettoso». A proposito di omaggi, il cantante di Cellino San Marco, amico di vecchia data degli sposi, ha fornito anche i vini per la cena.

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