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Moncler, esordio boom in Borsa: 10 minuti e vale 1 miliardo in più

Moncler debutta in Borsa e subito sfiora il 50% di guadagno. Un esercito lunare di modelli, trasformati in astronauti dal piumino integrale, ha invaso Piazza Affari, mentre partiva il conto alla rovescia dell'Ipo più calda dell'anno. Il titolo ha chiuso il primo giorno di contrattazioni in testa al listino, guadagnando il 46,76% a 14,97 euro, dopo avere toccato un prezzo massimo di 15,47 euro. Già all'apertura le azioni erano schizzate oltre i 14 euro, con un rialzo superiore al 40% rispetto al prezzo - 10,2 euro, il massimo della forchetta prevista - fissato al termine dell'Ipo, che aveva visto molti investitori rimanere a mani vuote per le troppe richieste rispetto ai titoli offerti.
In una sola giornata, quindi, il valore del gruppo in Borsa è salito da 2,5 miliardi - il prezzo fissato dopo l'offerta di collocamento - a 3,7 miliardi, praticamente allo stesso livello di Tod's e non lontano dai 4,7 miliardi di Ferragamo. Primo azionista della società continuerà a essere la holding Ruffini Partecipazioni del presidente Remo Ruffini, una decisione ampiamente apprezzata dagli analisti e che senza dubbio ha contribuito al successo dell'operazione. L'imprenditore comasco in soli dieci anni ha riportato il marchio dalle soglie della bancarotta agli splendori degli anni '80: un successo d'immagine e di cassa. La crescita media del fatturato dal 2003 è stata attorno al 32%, con margini superiori al 30%: il 2012 si è chiuso con un fatturato di 489,2 milioni e un ebitda di 161,5 milioni.
«Qualcuno direbbe che abbiamo vinto, no io dico abbiamo avuto coraggio», dice Ruffini al parterre di Piazza Affari. E ora, grazie al 32% delle azioni, il patron si ritrova un patrimonio personale superiore a un miliardo. A ridurre la loro partecipazione sono stati, invece, i fondi: Eurazeo avrà il 23,3%, Carlyle il 7,13% e Mittel una quota di poco superiore all'1%. Il flottante azionario di Moncler è pari al 26,7% del capitale, valore che salirà al 30,7% con il completo esercizio della greenshoe. Nel corso della seduta è passato di mano oltre il 12,4% del capitale sociale. Il successo del primo giorno di quotazione era comunque già nell'aria, alla luce della mole di richieste pervenute alle banche collocatrici. «Solo con la domanda retail sarebbe stata sottoscritta tutta l'offerta - ha infatti commentato Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa Italiana - gli investitori istituzionali hanno poi fatto richieste per oltre 20 miliardi». Nel dettaglio, l'offerta è stata coperta oltre 31 volte per la parte istituzionale e 14 volte per il retail. Secondo indiscrezioni, nel capitale della società del piumino hanno investito i principali fondi mondiali- compresi quelli sovrani del Qatar, Singapore, Cina e Abu Dhabi - che, sempre sensibili a ogni movimento del delicato settore del lusso, hanno probabilmente determinato il rally di ieri: ma ci sono anche imprenditori della moda del calibro di Bernard Arnault, il numero uno di Lvmh, Renzo Rosso, patron di Diesel, e le dinastie del made in Italy, Zegna e Ferragamo.
Un successo che a più di un analista ha ricordato il boom di società di hi-tech, come Twitter, che poco più di un mese fa ha chiuso il suo primo giorno di contrattazioni a Wall Street in crescita del 73%, creando, anche qui, un nuovo miliardario: Evan Williams, cofondatore e maggiore singolo azionista.

Anche se i numeri sono ben diversi: la società dell'uccellino vale più di 30 miliardi di dollari.

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