Mossa anti deficit: l'Iva verso il 23%

Al ministero dell'Economia si ipotizza l'aumento di 2 punti per restare nella soglia del 3% sul Pil. Catasto, riforma al via

Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni al Forum Ambrosetti
Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni al Forum Ambrosetti

Roma - Al ministero dell'Economia c'è una corrente di pensiero, sostenuta autorevolmente, che punta - non solo - a far scattare l'aumento di un punto dell'Iva a partire dal primo ottobre, ma a aggiungere all'incremento un altro punto sull'aliquota massima. Con il risultato che dal 21 si passerebbe al 23 per cento.
La soluzione si renderebbe necessaria - spiegano a Via Venti settembre - per ottenere un duplice risultato: reperire le risorse necessarie per garantire entro la fine dell'anno una riduzione del cuneo fiscale; cercare di centrare l'obiettivo di deficit sotto il 3%.
Per il taglio del cuneo fiscale all'Economia hanno calcolato che servirebbero 4 miliardi di euro. Esattamente, lo stesso gettito che garantisce (sulla carta) l'aumento di un punto di Iva.
Non solo. Palazzo Chigi spinge affinché i primi effetti del taglio di possano manifestare con le tredicesime di quest'anno. Per riuscirci, da Via Venti Settembre hanno fatto sapere che l'unica strada è quella del doppio salto dell'Iva. Tenuto soprattutto conto delle problematicità incontrate per reperire risorse alternative a garantire la copertura dell'eliminazione della prima rata dell'Imu. All'appello di quella copertura mancano ancora 600 milioni. Per non parlare delle difficoltà incontrate dal ministero di Saccomanni a dare garanzie economiche all'impegno politico della cancellazione anche della seconda rata dell'Imu.
Il ministero dell'Economia aveva assunto l'impegno con la maggioranza di eliminare l'aumento di un punto d'Iva (già previsto) che dovrebbe scattare il primo ottobre. Nei giorni scorsi sia Brunetta sia Fassina avevano detto che sarebbe preferibile bloccare l'aumento dell'Iva piuttosto che ridurre il cuneo fiscale. Ed anticipato che la revisione totale degli scaglioni e delle aliquote Iva doveva far parte di un riassetto più generale da negoziare con l'Unione europa. Palazzo Chigi, però, sembra di diverso parere (spalleggiato dal ministro del Lavoro, Giovannini). Vuole anticipare i tempi. Da qui, il doppio aumento: quello previsto di un punto, con l'aggiunta di un altro punto per coprire il cuneo fiscale.
Al ministero di Saccomanni poi sono convinti che l'aumento di due punti dell'Iva potrebbe contribuire quest'anno a centrare un deficit sotto il 3%. L'aumento delle imposte indirette (Iva o accise che siano) innesca pressoché automaticamente un aumento dell'inflazione.
L'inflazione gonfia il Pil nominale. E, visto che il valore del 3% è un rapporto tra disavanzo nominale ed un denominatore dato dal Pil nominale, meccanicamente il deficit si riduce (a causa del dopaggio del Pil dato dall'inflazione) di quei decimali di punto necessari per contribuire - insieme ad una sforbiciata di tagli lineari - a bloccare il rapporto sotto il 3%. Da notare, che una ricetta analoga (aumento dell'inflazione con relativo dopaggio del Pil nominale) figura nel paniere di interventi individuati dal Fmi, Bce e Commissione Ue per soccorrere Grecia, Portogallo e Cipro.
In più, l'aumento di due punti dell'Iva è una misura strutturale che garantisce gettito anche nel 2014. E va nella direzione auspicata dalla Commissione europea di alleggerire il peso fiscale sulle persone per scaricarlo sulle «cose».
In questa direzione va la riforma del Catasto, approvata dalla commissione Finanze della Camera. I nuovi valori prenderanno a riferimento i metri quadrati di un immobile e i valori di mercato.

E proprio sul nuovo dato catastale sarà - con ogni probabilità - parametrata la Service tax: l'imposta che assorbirà l'Imu ed altre tasse locali. All'interno della delega fiscale approvata in Parlamento, anche la riduzione di imposte sugli immobili colpiti da calamità.

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