Nel Pd d'opposizione prove tecniche di scissione a sinistra

Civati vuole aggregare i suoi senatori a Sel e agli ex grillini. Boccia: "Elezioni fra un anno? Spero di no, ma temo di sì"

Nel Pd d'opposizione prove tecniche di scissione a sinistra

Mentre Pippo Civati riflette, le cose accadono. Accade che Matteo Renzi faccia un governo mettendo alle corde il proprio partito e, nel frattempo, lui che è multitasking, apra già forni diversi da quelli del Nazareno, persino risolvendo tra la Direzione di oggi e sabato l'annosa questione dell'adesione al Pse (ormai una sola voce contraria, Beppe Fioroni). Accade poi che palesemente - tanto al Senato, quanto alla Camera - il Pd non si limiti al mugugno, ma applauda entusiasticamente la Restaurazione di Letta e Bersani. «Una ferita, ma non vedo scissioni», secondo Cuperlo. Eppure un renziano come Boccia già prende atto che ci si fermerà assai prima della fine della legislatura: «Voto tra un anno? Spero di no, ma temo di sì». Accade, infine, che scoppi il dissenso dentro M5S e che da pietruzza si trasformi in movimento franoso.
Non scosse di assestamento: presagi di possibile cataclisma. Civati, però, riflette. Ha pronto un simbolino rosso, un tondino nulla di che, per il suo «Nuovo Centrosinistra» ma spiega che si tratta solo di una «provocazione: Ncd ha un simbolo che è un quadrato azzurro, e noi facciamo un simbolo che è un bollino rosso». Beato lui che ha voglia di scherzare. Meglio allora sarebbe stato metterci almeno un sorrisone come quello della costituenda (per le Europee) lista Tsipras. O lanciare piuttosto una proposta politica chiara, come la Costituente del Socialismo che molti intellettuali stanno cominciando a vagliare come unica idea per uscire dal pensiero dominante. Civati, invece, pensa al Palazzo, a come uscire dalle secche perché, spiega (stavolta con ampio margine di attendibilità), che «se Renzi andasse a chiedere la fiducia ai singoli senatori non la otterrebbe». Vero: a Palazzo Madama i renziani restano una quindicina, non di più. La forza di penetrazione del messaggio di Matteo ha avuto un brusco calo dopo il discorso dell'altro giorno, «irritante» per i due terzi del gruppo. Le ambascerie che, per conto di Zanda, cercavano di allargare la maggioranza ai primi fuoriusciti grillini, sono dovute tornare con le pive nel sacco. Presto così potrebbe esserci il gruppo di una ventina di ex Cinquestelle, che non hanno ancora deciso se mettersi in proprio o approfittare di un passaggio nel Misto per darsi un'organizzazione stabile. È a loro, soprattutto, che pensa Civati, per un'operazione che al momento sembra pura alchimia politica (oltreché addizione aritmetica): quattro ex grillini + sette Sel + nove tra esplusi e dimissionari grillini di ieri + dieci grillini dissidenti + sei «civatiani». Totale: oltre 35 senatori che farebbero gola a qualsiasi governo. «Si tratta di decidere se far nascere un vero e proprio gruppo parlamentare o una Rete con iniziativa politica», s'interroga Civati. Corradino Mineo arriva a dire che «non è scouting... ma se hanno bisogno di aiuto per fare un gruppo autonomo, non c'è problema, siamo assolutamente disposti».
Mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco, però. Non risulta che i grillini, per ora, abbiano voglia di mescolarsi con altri, mentre Sel frena e guarda a loro «con rispetto e speranza», come sussurra la presidente del Misto, Loredana De Petris. «Non vogliamo forzare nessuno, il travaglio va capito. Certo che stare un po' nel Misto potrebbe costituire il laboratorio per un'esperienza nuova per tutti», aggiunge Peppe De Cristofaro, numero due di Sel al Senato. Anche il pidì Felice Casson è assai interessato: «Stiamo ad aspettare. Inshallah, volesseiddio...».

Oltre a Mineo e Casson, della partita sarebbero Sergio Lo Giudice, Lucrezia Ricchiuti, Miguel Gotor (sdegnato per l'intesa con Berlusconi e per i conflitti d'interesse della Guidi), ma soprattutto Walter Tocci, già mente pensante della sinistra romana e potente vicesindaco con Rutelli. È a lui, più che a Civati, che bisognerà guardare per nuovi assetti di rifondazione della sinistra (senza Rifondazione).

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