Roma - Ancora guerra sull'Imu. Prima il documento del Fmi, poi le indiscrezioni su stangate a danno delle «villette» e ieri, nonostante le smentite di Palazzo Chigi e qualche tentativo di gettare acqua sul fuoco, sono arrivate nuove pressioni del Partito democratico (e non solo) per rimettere in discussione l'abolizione dell'imposta comunale per le prime case.
Un ruolo da quasi incendiario, questa volta, se l'è ritagliato il ministro dei rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. «Sappiamo che» l'abolizione dell'Imu «per il Pdl è una priorità, quindi si farà, ma in modo ragionevole». Dove il ragionevole sta nel fatto che non si trovano le coperture e quindi l'imposta va rimodulata e non abolita. «Va ricordato a tutti che il necessario taglio della spesa pubblica non produce risorse immediate, mentre i tagli di Imu e Iva le richiedono subito». La ricetta proposta da Franceschini in realtà non è di quelle del tutto indigeste al Pdl: esclusione delle sole case di lusso e rimodulazione sulle seconde e terze case. Ma in questo momento, né il centrodestra né Palazzo Chigi hanno interesse ad alimentare lo stillicidio di ipotesi. Si fa sentire di nuovo anche il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato che parla di «ridurre l'Imu sulla prima casa delle famiglie e sulle imprese». Tra le voci prudenti sull'abolizione dell'imposta, anche quella di Confindustria. Gli industriali non sono contrari, ma indicano altre priorità. «La nostra idea - ha spiegato ieri il presidente Giorgio Squinzi - l'abbiamo già esplicitata. Ancora prima di Imu e Iva ci sono due interventi più urgenti da fare: il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione e il cuneo fiscale del lavoro».
Tutti esercizi inutili, commentavano ieri dal Pdl. Quello che manca è un quadro delle coperture e quello lo può dare solo il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. Chi si aspettava di vedere sciolti i nodi questa settimana rischia di essere deluso. Oggi c'è un vertice di maggioranza, ma non si parlerà di Imu, ma di Iva e lavoro. Per affrontare il tema bisognerà aspettare il 18 luglio.
La scadenza rimane quella di fine agosto. Ieri il ministro del lavoro Enrico Giovannini ha fatto intendere ieri che la riforma dell'Imu, insieme con il cuneo fiscale, potrebbero essere affrontate tutte con la legge di stabilità. Una nota del ministero ha poi precisato che il riferimento era a tutte le riforme tranne l'Imu perché è ancora valido l'impegno del governo a riformare la tassazione sulla prima casa entro il 31 agosto. Ma l'uscita del ministro potrebbe rafforzare l'ipotesi di un eliminazione totale della rata che non è stata pagata a settembre.
Comunque il Pdl non intende fare marcia indietro. Il presidente della commissione Finanze della Camera e coordinatore dei dipartimenti Pdl Daniele Capezzone ritiene sia possibile abolire del tutto l'Imu sulla prima casa e non fare aumentare l'Iva. Due misure che «insieme, per il 2013, costano 6 miliardi (4+2), e cioè, rispetto agli 800 miliardi della spesa pubblica nazionale annua, appena lo 0,75%, ovvero una frazione di 1/133 rispetto alla montagna della spesa pubblica».
Fabrizio Cicchito del Pdl prende di mira i sindaci, che fanno pressioni affinché i costi della rimodulazione non cadano sulle loro amministrazioni. «Leggiamo che da parte dell'Anci si afferma che l'onere della rimodulazione dell'Imu non deve cadere sui Comuni.
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