No-Tav, ora i sabotatori si spacciano per sabotati

Un loro presidio è andato a fuoco. I pompieri non trovano tracce di dolo ma i ribelli fanno le vittime: "Attentato mafioso contro di noi"

No-Tav, ora i sabotatori si spacciano per sabotati

Due pesi, due misure. Sarà d'antan come modo di dire, ma è rimasto un modo di fare. E di pensare. Soprattutto quando fa comodo passare per vittime e non per estremisti più o meno violenti. Un modo di fare e di pensare che piace particolarmente al movimento No-Tav, i soliti noti che non vogliono, costi quel che costi, che si faccia l'Alta Velocità ferroviaria in Val di Susa.

La notizia, in quanto tale, non è particolarmente sconvolgente: l'altra notte è andato a fuoco un presidio No Tav, a Vaie. Qualcosa di simile ad una baracca, costruita nel 2005 in legno e tubi di metallo che è stata distrutta dalle fiamme. Fortunatamente, nessuno si trovava all'interno anche se, come annunciato in una nota del movimento no-Tav : «alcuni ragazzi No Tav di Pesaro, in questi giorni avrebbero dovuto dormire proprio in questo presidio ma, per un impegno improvviso avevano rinunciato al loro viaggio in Val di Susa».

La notizia finirebbe qui, tra le ceneri di una baracca, distrutta da un incendio come tanti, un incendio che non avrebbe alcuna origine dolosa, dato che i vigili del fuoco non hanno trovato alcun innesco nè qualcosa di sospetto che possa ricondurre ad una vendetta, ad un ritorsione o, in ogni caso, ad un qualcosa di poco chiaro. Eppure. Eppure il movimento No-Tav, depositario delle certezze, anche questa volta ha una sua certezza. Si tratta, hanno dichiarato gli attivisti contrari alla Torino - Lione, di «Un attentato incendiario per mano dolosa e mafiosa». Curioso, no? Se è vero come è vero che in Val di Susa si scrive un bollettino di guerra, quasi ogni giorno, oramai da tempo, per mano di alcuni estremisti violenti, sostenuti e incoraggiati, persino, da autorevoli quanto «cattivi» maestri dell'intellighenzia nostrana, è anche vero che ogni volta quegli attenti (veri) e quei sabotaggi (veri) vengono liquidati dal movimento No-Tav come dei «giusti e legittimi» tentativi di reazione all' «occupazione» dei militari in Val di Susa e alla prevaricazione di uno Stato che vuole imporre la sua linea (ferroviaria). Un concetto ribadito tempestivamente da Alberto Lorusso, assessore di Vaie che, non solo si è affrettato a sottolineare che il presidio distrutto «non era abusivo, ma costruito regolarmente con una delibera del Comune». Ma ha aggiunto pure che: «Quello che lo ha distrutto è stato un attacco vigliacco. Siamo arrabbiati, schifati e feriti dentro». Resta il fatto che, anche se i carabinieri stanno indagando sull'incendio della baracca, c'è chi, è il caso di dire, butta altra benzina sul fuoco. «Il movimento No Tav non ha nessuna fiducia nelle indagini e nella magistratura» - ha dichiarato Alberto Perino, leader dei No Tav - puntualizzando anche che «è il terzo presidio che ci bruciano dopo quelli di Bruzolo e Borgone di Susa, il 16 e il 23 Gennaio 2010.

Entrambe quelle indagini sono state archiviate e anche stavolta ci aspettiamo un'archiviazione». Dunque, ricapitolando, da una parte «giusti e legittimi tentativi di reazione», dall'altra invece (quando vengono subìti anche se non c'è alcuna prova che sia un incendio doloso, ribadiamo) «attentati di stampo mafioso». Ma allora come vogliamo definire ciò che è capitato ad un imprenditore della Val di Susa, Ferdinando Lazzaro che,appena finito di denunciare in televisione le violenze subite dai No Tav è rimasto vittima di un nuovo attentato.

Poche ore dopo la sua azienda è stata colpita da un incendio, questo sì, doloso e per la verità il terzo attentato subito in due anni? E, restando sempre agli incendi recenti in Val di Susa ,che dire delle tre betoniere della Imprebeton, azienda impegnata nei lavori della Torino-Lione, date alle fiamme a Salbertrand, nella sede dell'azienda? Qualcosa non torna. Quantomeno nell'interpretazione dei fatti e degli «attentati».

Qualcosa, in altre parole fa pensare, che il movimento No-Tav viaggi , per restare in tema di treni e di ferrovia, su un doppio, personalissimo binario.

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