L'ultimo caso esaminato è quello di un ingegnere nato nel maggio 1972 e che ha iniziato a intraprendere la libera professione dal dicembre 2000. Il suo reddito annuale quest'anno dovrebbe attestarsi a quota 55mila euro e le due previsioni di crescita delle entrate dovrebbero proseguire nei prossimi anni in linea con gli ultimi dieci e cioè con un tasso di aumento di due punti percentuali in più all'inflazione. Con queste premesse l'ingegnere dovrebbe andare in pensione, in base alle nuove regole della previdenza italiana, nel settembre 2035, all'età di 65 anni e 4 mesi avendo maturato un ruolino di marcia di 35 anni e 1 mese di contributi. Il suo assegno pensionistico si dovrebbe collocare a quota 43.500 euro, pari cioè a circa il 51,2% della sua ultima retribuzione che è stimata a quota 85mila euro.
Il professionista quarantenne, già dal 2000, cioè non appena iniziata la sua attività lavorativa, ha cominciato a versare 5.165 euro in una Forma individuale di previdenza (Fip), i prodotti previdenziali collocati dalle grandi reti di promotori come Mediolanum e Allianz, che gli hanno permesso di accumulare fino a oggi 85mila euro.
Proseguendo con i versamenti nel Fip anche nei prossimi anni, fino al settembre 2035, dovrebbe riuscire ad accumulare un capitale finale di 321mila euro dal quale ricavare 13.650 euro di rendita integrativa: un extra che, aggiunto ai 43.500 euro di pensione primaria, farebbe lievitare l'importo complessivo a quota 57.150 euro, pari cioè al 67,2% del suo ultimo reddito annuale.
Se, invece, l'ingegnere non avesse aderito al Fip dal 2000 ma intendesse farlo da ora, versando 5.165 euro (la somma massima che si può portare in deduzione all'anno fino al settembre 2035, potrebbe comunque riuscire ad accumulare un capitale di 182.400 euro tramite il quale ottenere una pensione integrativa di 7.
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