Si fa presto a dire Russia. C'è quella zarista dei grandi balli e dell'amore maledetto di Anna Karenina per il conte Vronskij seguita da quella degli eserciti che hanno solcato i mari partendo da Vladivostock, il principale porto sul Baltico. Poi c'è quella della rivoluzione di ottobre con gli ufficiali che a un certo punto non riescono a capire da che parte stare così si consuma la struggente tragedia del Dottor Zivago. Ralph Lauren ha preso tutto questo, che in fin dei conti è patrimonio dell'umanità, per costruire l'indimenticabile collezione del prossimo inverno in passerella a New York. «A ispirarmi è stato lo spirito romantico di una rivoluzionaria, un'eroina senza tempo audace e indipendente» spiega lo stilista americano che ha raggiunto l'astronomico fatturato mondiale di 5,2 miliardi di euro e vanta 399 negozi di proprietà, tre dei quali a Mosca. Un po'troppo didascalica nella parte giorno, assolutamente divina nella sera, la sfilata resta comunque evocativa in ogni sua parte. Certo, sarà difficile vedere una donna normale vestita dalla testa ai piedi come il comandante della corazzata Potemkin, con i pantaloni a pieghe da cosacco infilati negli stivali di cuoio decorati da nappine dorate, un sublime pastrano da ufficiale buttato sulle spalle e tanti accessori, uno più bello dell'altro, a cominciare dalle borse in pelle e tessuto recuperato da antici tappeti balcanici. Ma, una volta scomposti, i vari pezzi restano magistrali. Insuperabili gli abiti da sera partendo da un capolavoro in chiffon nero decorato da nastri in pelle con una lavorazione totalmente made in Italy che da sola è costata 150 ore di sartoria. Lo spettacolo continua in un crescendo rossiniano di bellezza con i vestiti in taffettà decorati da un minuzioso plissè effetto corteccia senza dimenticare lo spettacolare modello monospalla appeso a un prezioso chocker dorato da cui partono sottili catenelle d'oro.
Anche con le gonne piene di ruches e petali in chiffon, i preziosi ricami di microperline e le lavorazioni degne dell'alta moda francese, le ragazze indossavano i piccoli colbacchi delle russe di campagna e neanche una pelliccia lussuosa (Ralph Lauren per policy aziendale usa solo pelli di animali che entrano nella catena alimentare) perché alla fine il messaggio voleva essere bipartisan: lo stilista-simbolo dell'american dream propone una Russia hollywoodiana. Da Proenza Schouler, marchio disegnato da Lazaro Hernandez e Jack McCollough, è di scena quella complicata semplicità che ha trasformato l'ex stilista di Balenciaga, Nicholas Guesquiere, in un mito contemporaneo. Anche i due giovani designer americani puntano sulle cosiddette linee boxy (cioè a scatola) e sull'interessante rigidità di certi materiali: pelle intrecciata fitta tipo scoubidou, pelle laserata con una specie di lettering grafico, struzzo, cavallino e tessuti doppiati di neoprene. Semplicissimi i colori: bianco, ghiaccio, nero e forse blu. Michelle Smith, designer di Milly, punta invece sulle mille luci di New York e sull'effetto ologramma di alcune gonne.
Nel complesso una moda pratica e femminile senza troppi voli pindarici.
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