«O la barca o la vita!» Pirati all’arrembaggio davanti a Portofino

«O la barca o la vita!» Pirati all’arrembaggio davanti a Portofino

C’era mare agitato l’altra notte al largo di Portofino. Onde nere che non facevano presagire niente di buono, neanche per pescare i totani al bolentino o per calare i palamiti. Ma tant’è, la voglia di uscire al largo non è mancata a Giancarlo Orizi, operaio specializzato e pescatore dilettante che ha messo in moto i suoi dieci metri di motoscafo e si è avventurato a gettare gli ormeggi a tre miglia dalla costa, davanti a Punta Chiappa, tra Camogli e Portofino.
La pesca è durata poco, però. Alle due di notte un gommone gli si è avvicinato e le persone a bordo gli hanno chiesto aiuto. «Siamo in avaria», gli avrebbero detto i due uomini, che lui, secondo la legge del mare, ha invitato a salire sul cabinato. In un attimo gli hanno puntato addosso le pistole e gli hanno detto di scendere lui sul gommone. Non si erano mai visti i pirati nel Mar Ligure, non negli ultimi venti, trent’anni o forse di più. Dai tempi dei saraceni la capitaneria di Porto non ne ha memoria, e le indagini su questo nuovo fenomeno sono serrate. Anche perché si teme che sia l’inizio di un nuovo tipo di crimine che non farebbe di certo bene al turismo nautico, florido da queste parti. E adesso è caccia aperta ai due rapinatori che sono fuggiti a bordo del Crown Line 260 del valore di oltre 120 mila euro. L’attenzione degli inquirenti è alta e nessuna pista è esclusa. L’altra notte Orizi, nonostante lo choc, è riuscito immediatamente a lanciare l’allarme ed è stato soccorso dagli uomini della capitaneria di porto che l’hanno portato a terra dove i militi del 118 l’hanno comunque trovato in buone condizioni di salute.
Pirati sì, ma gentiluomini, visto che la vittima è stata lasciata a bordo del gommone dotato di tutte le misure di sicurezza, compresi i razzi di segnalazione che gli sono serviti per farsi trovare dalla capitaneria. Inoltre i due malviventi gli avrebbero lasciato anche il telefonino con il quale Orizi ha chiamato il numero di emergenza in mare, il 1530. Ben diversi dai rapinatori che nel 2009 a Posillipo avevano assaltato un’imbarcazione di tredici metri con a bordo due persone che erano state derubate, oltre che del motoscafo anche di un Rolex, un Sector, varie carte di credito, gioielli e naturalmente dei cellulari. Mentre nel novembre del 2010 a Goro, nel Ferrarese ci fu uno speronamento tra barche, un assalto folle con il rischio di un affondamento.
Ma in Liguria non si ricordano fatti del genere. Il proprietario del motoscafo abita nell’entroterra di Portofino ed era uscito in barca da solo per pescare, come faceva di solito nel tempo libero. È stato interrogato dai carabinieri che gli hanno chiesto il maggior numero possibile di informazioni per cercare di ricostruire la vicenda. Il motoscafo non è stato ancora trovato, un avviso è stato diramato a tutti i porti e porticcioli italiani dove potrebbe trovare ormeggio. Si tratta in ogni caso di una barca in grado di viaggiare fino a una velocità di trenta nodi e quindi potrebbe trovarsi già sulle coste francesi. Le indagini sono condotte in collaborazione con i carabinieri che stanno valutando tutte le ipotesi. E forse nelle prossime ore potrebbero esserci novità.

Intanto ieri in serata uomini della capitaneria di porto hanno rintracciato davanti a Genova un’imbarcazione affondata che potrebbe essere proprio il motoscafo rubato. Lo scafo è stato rimorchiato in porto a Genova e deve essere riportato in galleggiamento. L’identità della barca sarà chiarita solo nel momento in cui i militari della Capitaneria potranno vedere la targa dello scafo.

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