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Passaporto italiano per Topolino Ora è targato Panini

L'editore delle figurine compra da Disney i diritti del fumetto giunto al numero 3.000. Ma per il topo più famoso lo "ius soli" vale da anni

Passaporto italiano per Topolino Ora è targato Panini

Almeno uno straniero che gode dello ius soli in Italia c'è: è quel paisà di Topolino, che a dirla tutta parla italiano da molto prima che nascesse Mario Balotelli. A breve il personaggio a fumetti più famoso del mondo potrebbe tornare in possesso del suo passaporto tricolore, rilasciato ora dalla Questura di Modena, casa base della Panini. La madre di tutti gli album di figurine, stando ai rumors, si appresta a comprare i diritti di pubblicazione dell'albo, tutt'ora tra i settimanali più venduti del Paese con il suo lettorato stimato in un milione e mezzo di persone.

In realtà il topo detective approdò in Italia per la prima volta proprio negli anni in cui gli italiani partivano sulla rotta contraria, verso l'America, con la valigia di cartone: nel 1932, quando l'editore Nerini lanciò le avventure del personaggio inventato da Walt Disney appena 4 anni prima ma già famoso. Era un grosso albo senza copertina e costava 20 centesimi, ma erano tempi in cui l'Italia non apprezzava particolarmente l'accento anglosassone e così il nostro immigrato al contrario si comportò proprio come gli italiani di Ellis Island: cambiò nome. E nacque Topolino. Una scelta tutto sommato fortunata, perché negli anni 90 il fumetto scomparirà dalle edicole negli Stati Uniti e in anti altri Paesi ma continuerà a vivere alla grande nella sua incarnazione italiana. Se è vero che Mickey Mouse sopravvive nell'immaginario del mondo anglosassone (spesso alle elezioni, ancora oggi, c'è chi per annullare la scheda e indicare il proprio disprezzo per i candidati dà la propria preferenza per «Mickey Mouse»), nella sua forma a fumetti l'Italia è ormai la sua vera patria. Nel Belpaese Topolino ha recitato ogni ruolo, ha vissuto la sua trasformazione grafica da garzoncello in mutande rosse a piccolo borghese con l'utilitaria. Ha indossato i panni di Dante nell'indimenticabile Inferno di Topolino, ha gioito per la vittoria ai mondiali di calcio dell'82, ha affrontato il caso del ponte sullo Stretto (con l'appalto vinto da Zio Paperone), ha attraversato tutta la politica del Paese, dall'incontro con l'onorevole Papeotti alla storia che echeggiava il caso Ruby, alla storia del 1993 dal sapore cupamente profetico in cui si ipotizza un governo tecnico per salassare meglio la popolazione...

Topolino è entrato talmente nel nostro immaginario che, come ha ricordato Massimo Triulzi sul Corriere, è addirittura comparso negli scritti di Dino Buzzati e sarà il tempo a dire se la Panini farà la scelta giusta rilevandolo dalla Disney, che lo aveva a sua volta riportato in casa nel 1988 dopo la lunga parentesi Mondadori. Di sicuro il «giornaletto» (ha questo formato dal 1949) è ancora talmente amato che il numero 3.000 appena uscito è andato esaurito ed è già su eBay a 50 euro. La sua forza è quello di riuscire a piacere ancora ai ragazzi ma anche agli adulti, che lo leggono con la scusa di comprarlo per i figli.

La decisione di vendere sembra un segnale chiaro della direzione che sta prendendo Disney, sempre meno concentrata sul mondo del fumetto e sempre di più su tv e cinema, anche a seguito del legame con la Pixar, che ormai, tra i due, è la vera gallina dalle uova d'oro.

Al contrario la Panini da tempo non è più solo la casa delle figurine, ma un editore da oltre 600 milioni di euro di fatturato. Il fatto che abbia pian piano rilevato varie testate fumettistiche italiane, tra cui alcune del mondo Marvel, Uomo Ragno incluso, segnala che intende investire in questo settore in affanno.

Ecco perché da oggi, gli amanti delle nuvole parlanti che temono di perdere i propri eroi pregano rivolti verso Modena.

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