Roma - Non gliene va bene una a Enrico Letta. I sondaggi danno la fiducia nel governo in picchiata. Per la prima volta più della metà degli italiani (il 52,6%) boccia il suo esecutivo. Un pezzo della coalizione, Scelta civica, dice che non voterà le nuove aliquote Tasi, anche se sarà messo il voto di fiducia. Come se non bastasse vanno fuori bersaglio tutte le strategie di sopravvivenza studiate a Palazzo Chigi.
Letta voleva rallentare i tempi della legge elettorale, ma il partito al quale è iscritto, riesce ad accelerarli. Lui prova a mettere in agenda un incontro con Matteo Renzi a Roma su «Impegno 2014» e il segretario del Pd, per tutta risposta si disimpegna, si chiude a Palazzo Vecchio e rinvia il faccia a faccia. «Se l'è un po' cercata», si commentava ieri in ambienti Pd, in riferimento ai recenti autogol, dal prelievo sugli stipendi degli insegnanti al pasticcio Tasi.
La grana più grossa in questo senso è scoppiata ieri quando i senatori di Scelta civica hanno annunciato un voto contrario alle nuove aliquote Tasi. «Voteremmo contro anche con la fiducia», ha annunciato il segretario Stefania Giannini. Il governo, per bocca del ministro Graziano Delrio, ha escluso modifiche e quindi al Senato si prospetta una votazione che sarà, come minimo, sul filo di lana.
Fuori dai riflettori, restano tesissimi anche i rapporti ancora con il Pd. Mercoledì i collaboratori di Letta avevano annunciato un vertice «blindato» con il leader Pd su «Impegno 2014», cioè sul patto per il rilancio del governo. Palazzo Chigi l'aveva messo in agenda per ieri, ma a stretto giro di posta fonti parlamentari renziane hanno precisato che il sindaco, per il momento, non si muoverà dalla Toscana. Il vertice si terrà la prossima settimana, prima o dopo la direzione del Pd in programma il 16 gennaio. Il vero confronto partito-premier sul governo, insomma, non si farà nel corso di un incontro a porte chiuse, ma in una seduta ufficiale del parlamentino del Pd.
Le sberle Pd dirette all'esecutivo ieri le ha sentite soprattutto il Nuovo centrodestra. Innanzitutto con le critiche al vicepremier Angelino Alfano per la gestione del caso Shalabayeva. Ma anche con le accuse renziane sulla legge elettorale. «Il Ncd prova ancora a perdere tempo. Il governo ne resti fuori. Niente scherzi», ha scritto Roberto Giachetti in un tweet, seguito da altre dichiarazioni analoghe di Parlamentari renziani.
Diktat che ha subito avuto effetto. I capigruppo hanno deciso che la legge elettorale approderà all'Aula della Camera il 27 gennaio. Entro la prima settimana di febbraio la legge sarà licenziata dalla Camera. «È la nostra apertura a Renzi: ci fidiamo e siamo convinti che non userà l'approvazione rapida per tornare al voto», ha spiegato Alfano.
In realtà le rassicurazioni del leader democratico sulla durata della legislatura non convincono il governo. Secondo l'ultimo sondaggio realizzato da Tecnè in esclusiva per Tgcom24, i giudizi positivi sul governo si attestano al 32%, contro il 35% di quello precedente. I giudizi negativi salgono al 52,6% (47,7% nello scorso sondaggio). Forza italia, Ncd si attestano al 36,7% (36,1% nello scorso sondaggio), il centrosinistra (con Pd, Sel e altri) al 33,5% (31,5% nello scorso sondaggio).
Per ora l'effetto Renzi regge. Ma se il sindaco dovesse legarsi al governo con «impegno 2014», le scelte di Letta e Saccomanni diventerebbero anche le sue. E anche i sondaggi sulla sua persona, per la prima volta, potrebbero cambiare segno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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