«Il nostro partito è come una famiglia e domani (oggi per chi legge, ndr) saremo sotto Palazzo Grazioli dalle ore 17 per il nostro presidente Berlusconi. Vi aspetto». Il sasso in uno stagno che per tutta la giornata resta immobile lo lancia, via Twitter, Daniela Santanchè. Un messaggio che in pochi minuti arriva via sms sui display dei parlamentari del Pdl, avvertiti della mobilitazione. Silvio Berlusconi, però, sceglie di tenere bassi i toni e fedele alla linea tenuta nel corso di questa settimana ringrazia lo stato maggiore del partito ma preferisce fermare la manifestazione ed evitare tutto ciò che possa essere percepito come una controproducente forzatura.
L'idea di partenza era quella di far sentire al presidente del Pdl la vicinanza dei sostenitori, in pressing da giorni. Berlusconi, però, non intende tradire la «linea Coppi». Così con un successivo tweet Daniela Santanchè blocca tutto e comunica che «non si fa più niente, si aspetta». Magari con la segreta speranza di ritrovarsi in quegli stessi luoghi a festeggiare un verdetto favorevole. È Denis Verdini a spiegare l'accaduto. «Da giorni, siamo letteralmente inondati da testimonianze spontanee di vicinanza, affetto e solidarietà verso il presidente Berlusconi. In tutta Italia, erano e sono in preparazione manifestazioni, iniziative spontanee, atti di mobilitazione politica e insieme affettiva verso il Presidente. Ma da giorni, e anche oggi, ci siamo assunti la responsabilità di fermare tutti. Nulla deve avvenire in un momento tanto delicato per il Paese. Pertanto, la notizia di una manifestazione davanti a palazzo Grazioli è destituita di fondamento».
Parallelamente per tutta la giornata i parlamentari tengono le bocche serrate, evitano i comunicati stampa e perfino le confessioni a taccuini chiusi non vanno oltre i monosillabi: «Aspettiamo e speriamo», il mantra ricorrente. L'indicazione che arriva dagli stessi capigruppo è chiara: toni bassi e niente attacchi alla Cassazione. Un tentativo di sminare il campo, almeno fino a quell'ora del giudizio che rischia di fare da detonatore per una imprevedibile reazione a catena. Così l'attesa in Transatlantico finisce per diventare una silenziosa guerra di nervi.
I parlamentari di Pdl e Pd si studiano come nei primi chilometri di una corsa ciclistica. Procedono in surplace in attesa che uno schieramento tenti la fuga e l'altro sia costretto a rispondere. In realtà si procede con il fiato sospeso in vista di una possibile accelerazione.
La preoccupazione è ugualmente ripartita sui divanetti del Pd - dove qualcuno azzarda la «teoria del venerdì», ovvero se lo condannano lo faranno tra due giorni, a mercati chiusi - e su quelli del Pdl dove è molto gettonata la tesi di Giuliano Ferrara secondo il quale «Berlusconi non dipende dall'esercizio legale dei diritti politici: non è uno che si può mettere fuorilegge». E che Renato Brunetta rilancia così: «Berlusconi fuori dal Parlamento sarà fuori dalla politica? Assolutamente no, Berlusconi non è fuori da nulla. L'alternativa a Berlusconi si chiama Berlusconi».
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