Il Pdl teme la trappola su Irpef e accise

Il governo: un miliardo o Iva al 22%, i dubbi di Brunetta sul decreto. Confindustria e sindacati firmano il patto sul lavoro

Il Pdl teme la trappola su Irpef e accise

Roma - Inizia la corsa contro il tempo dagli esiti per nulla scontati per evitare l'aumento dell'Iva. Ma nel Pdl crescono anche i timori sul decreto appena licenziato da Palazzo Chigi su Imu, esodati e cassa integrazione. Il sospetto è che la Ragioneria stia preparando ad un aumento degli acconti di Ires, Irap e accise.
Il governo ha appena definito le coperture per il decreto che cancella la prima rata dell'imposta comunale per le abitazioni principali. Resta aperto il cantiere per la seconda , ma comincia anche a ragionare sull'Iva.
«Entro fine mese bisogna trovare un miliardo», ma «non si può evitare di aumentarla per sempre» anche perché «l'Europa che ci chiede di spostare le tasse dalle persone alle cose», ha detto ieri il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, esponente Pd. Il mancato aumento a regime dovrebbe costare quattro miliardi all'anno ed è quindi necessario che il governo vari la riforma dell'imposta, che peraltro ci chiede da tempo la Ue. Tra le ipotesi la cancellazione di una delle tre aliquote oppure il passaggio di merci dalle aliquote agevolate (quella al 4% e al 10%), verso quella ordinaria. Senza riforma, difficile che si eviti l'aumento nel 2014. La sterilizzazione dell'Iva è considerata una priorità dal centrodestra. «Aumentare l'Iva significa uccidere la ripresa», ha attaccato la portavoce del gruppo Pdl alla Camera dei deputati Mara Carfagna.
Dalle parti sociali è iniziato un pressing affinché la legge di stabilità si occupi anche di tagliare il costo del lavoro. Per questo sindacati e Confindustria hanno siglato un documento unitario chiedendo un «confronto permanente» con Palazzo Chigi. «Occorre rimettere la politica industriale al centro dell'azione di governo», ha spiegato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.
Le coperture restano un problema, in prospettiva (circa 10 miliardi da trovare, la metà per quest'anno). E ieri il ministero dell'Economia ha usato la mano pesante per segnalarlo. Intanto ha reso noti i dati sul fabbisogno di agosto che, secondo via XX Settembre, risente del mancato gettito Imu e del pagamento dei debiti della pa e per questo sale a 9,2 miliardi dai 5,98. In realtà in agosto il mancato incasso Imu era già stato contabilizzato.
Sempre dal dicastero guidato da Fabrizio Saccomanni, ieri sono stati resi noti nel dettaglio i tagli che portano 1,6 miliardi di euro alla cancellazione della rata Imu di giugno per le abitazioni principali. Per i ministeri il taglio complessivo è di quasi un miliardo. Poi ci sono degli stop ad alcune autorizzazioni di spesa. Cifre modeste, ma dal grande impatto mediatico perché coinvolgono fondi per sicurezza, lavoro, vigili del fuoco e forze armate. Consistente il taglio alle ferrovie: 300 milioni.
I dettagli del decreto Imu non piacciono a Renato Brunetta. Il capogruppo Pdl alla Camera se la prende in particolare con la relazione tecnica della Ragioneria. Soprattutto per quanto riguarda «l'impianto contabile utilizzato per esodati e Cig in deroga.

Gli oneri indicati, nel primo caso, lasciano intravvedere un valore medio delle pensioni ben più alto (circa 25mila euro anno) della norma; nello stesso tempo non esiste alcuna quantificazione del gettito Irpef proveniente dalle medesime». Il timore è che si cerchi di fare scattare la clausola di salvaguardia, quindi «un aumento dell'acconto Ires ed Irap e accise sui carburanti». Da mettere sul conto del Pdl.

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