Pizzi e perline, il desiderio è nascosto nella sottoveste

ParigiSi fa presto a dire sottoveste. Quelle che abbiamo visto ieri sulla passerella di Valentino a Parigi erano una trasmutazione alchemica e veramente magistrale dell'indumento consegnato al mito prima dai film del neo realismo e poi da Kim Basinger in Nove settimane e mezzo. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli pensano piuttosto alle grandi dive di quell'indimenticabile stagione del nostro cinema: Anna Magnani in prima battuta e poi Silvana Mangano sia nell'esplosivo erotismo della popolana di Riso Amaro, sia nei raffinati panni della signora borghese di Gruppo di famiglia in un interno. Ma il senso di questa superba collezione per l'estate 2013 sta proprio qui: creare una nuova grammatica della ritrosia.
Perciò le sottovesti di Valentino sono un piccolo capolavoro sartoriale che vive di vita propria ma anche puri oggetti del desiderio da lasciar intravedere sotto a tutto. C'è un sublime abito blu tagliato come una grande t-shirt da cui spunta malizioso l'orlo. Un bordo di pizzo traspare sotto alle fragili vestine di chiffon con le maniche a sbuffo degli anni del dopoguerra e i mille bottoncini che qualunque uomo con un po' di sangue nelle vene dovrebbe aver voglia di slacciare. Poi arrivano i meravigliosi trench in pvc decorati da strisce di pitone con i classici chiodi che il talentuoso duo ha rilanciato nelle loro inconfondibili scarpe della serie Rockstud. Perfino i leggerissimi tailleur in pizzo di cotone poggiano su una base di tulle per non parlare dell'indimenticabile tubino ricamato a microperline che nella grande tradizione dell'alta moda romana le sarte chiamano «coccetti». Strepitose, infine, le scarpette trasparenti per una Cenerentola del terzo millennio. «È una storia di gesti - confermano i due - l'idea di una donna che si stringe nel soprabito e poi affronta la vita armata solo della coscienza della sua unicità». L'unica nota stonata della sfilata sta nelle dichiarazioni di Giancarlo Giammetti, storico socio e braccio destro di Valentino in prima fila ad applaudire i suoi delfini con una radiosa Jennifer Lopez. «La vendita del marchio all'emiro del Qatar ci riempie di gioia - dice - adesso finalmente si darà respiro all'espansione del brand che è stata frenata dalla passata gestione». Lapidaria la risposta di Gaetano Marzotto: «In dieci anni - dichiara - siamo passati da 125 a 270 milioni di euro». Ben detto e soprattutto ben fatto.
Era proprio necessario spostare l'ufficio stile di Saint Laurent da Parigi a Los Angeles e licenziare 60 persone in tronco per una collezione così lugubre e poco innovativa? È la domanda del giorno ai piedi delle passerelle parigine dove l'altra sera è andata in scena l'attesissima sfilata di Hedi Slimane, nuovo direttore artistico della maison dopo Stefano Pilati. C'è il pubblico delle grandi occasioni a cominciare da Valérie Trierweiler, premier dame di Francia in quanto compagna di Hollande.

Visto che passa per una strega a lei sicuramente sarà piaciuta questa immagine di donna con il cappello a larghe tese e sempre in nero tranne quando indossa la classica sahariana di camoscio creata alla fine degli anni Sessanta da Ysl e riproposta in versione lungo chemisier dal capriccioso genietto di origini italo tunisine.

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