Un Papa «emerito». Un Papa onorario che non sarà un antiPapa. Un Papa con la particella ex davanti che non farà guerra al suo successore ma vivrà appartato a pochi passi dal nuovo vicario di Cristo. Solo poche ore fa uno scenario del genere sarebbe parso fantascienza. Un intrigo alla Dan Brown o qualcosa del genere. E invece Benedetto si costruirà un futuro che nessuno, al momento, può immaginare nei dettagli. Si va avanti per approssimazione, si naviga a vista come fa lo stesso capo della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi: «Credo che manterrà il titolo di vescovo emerito di Roma, ma non so bene, non abbiamo precedenti». E però lo stesso Lombardi dà un paio di dritte che aiutano a collocare Joseph Ratzinger nella sua prossima vita. «Andrà a Castel Gandolfo - spiega - ma solo finché non sarà pronto il suo nuovo appartamento in Vaticano». Benedetto si trasferirà nel convento Mater Ecclesiae e questo dice già molto. Questo luogo è stato voluto da Karol Wojtyla nel '94 ed ospita suore di clausura di quattro ordini diversi. Dunque, Ratzinger farà una scelta di vita di tipo conventuale. Si adeguerà ai ritmi delle religiose che hanno preso il velo e hanno abbandonato il mondo. Sarà a due passi dal nuovo Papa, ma sarà invisibile o quasi. Nella penombra. Preghiera. E studio. Come un monaco. Vertiginoso.
«Tornerà - prova a esemplificare Alberto Michelini, giornalista di lungo corso e gran conoscitore dei Sacri Palazzi - alla sua dimensione privata, la dimensione che più gli è congeniale. In Wojtyla, che ho frequentato a lungo, il lato pubblico era indistinguibile da quello più intimo. Ma Ratzinger ha un altro temperamento, un altro carattere, è diverso da chi l'ha preceduto. Wojtyla ad esempio aveva sempre molti ospiti alla sua tavola. La mattina a colazione e anche a pranzo. Io stesso sono stato suo commensale molte volte, persino il giorno in cui gli spararono. Ratzinger ha un'altra impostazione, è più riservato, anche se è persona garbatissima e affettuosa».
Insomma, il Ratzinger che già viveva silenzioso fra le mura del Vaticano rientrerà nella sua esistenza precedente, anche se nessuno avrebbe mai osato ipotizzare un finale di questo genere. Fin troppo facile prevedere che la sua giornata sarà scandita da pochi elementi essenziali: preghiera, scrittura, riflessione teologica. E poi se è lecito parlare di un Papa al caminetto, ecco che a fargli compagnia ci saranno l'amato gatto, il mitico Ciccio, il pianoforte, i libri. Più in generale cercherà serenità nella musica, coltivata sin da bambino insieme al fratello Georg, sacerdote e musicista. E, per dirla in modo sbrigativo, si farà notare il meno possibile. «Sarà quanto mai attento - prosegue padre Lombardi - a non interferire con il suo successore».
Ratzinger farà di tutto per non essere ingombrante, per non apparire come un Papa bis o per esercitare un qualche ruolo informale, sia pure dietro le quinte, anche se nessuno potrà o vorrà ovviamente fare a meno della sua autorevolezza. La Chiesa eleggerà un nuovo Papa. E, come si sa, Ratiznger non parteciperà al conclave e non ricoprirà alcun incarico né nella fase di transizione, che dovrebbe ragionevolmente chiudersi entro Pasqua, né in seguito. Benedetto si spoglia dei simboli del potere ed entra in una comunità religiosa che fa del silenzio e della discrezione la sua ragion d'essere. L'unica strada per sopravvivere, da vivo, a una rinuncia così fragorosa è quella dell'addio al mondo. Sia pure con le tonalità soft di una sistemazione in Vaticano. In concreto, alle ore 20 del 28 febbraio il Papa diventerà ex: il suo successore, appena eletto, correrà probabilmente a rendergli omaggio come primo gesto del nuovo corso, ma sarà Ratzinger a quel punto ad inginocchiarsi davanti al nuovo vicario di Cristo. Il prossimo pontefice gli chiederà di pregare per lui e per la Chiesa: esattamente qual che sta in cima alla regola di vita del convento Mater Ecclesiae.
Benedetto, non più Benedetto, chiederà al Signore e a Maria di illuminare chi avrà preso il suo posto. Si può leggere in vari modi questa storia, ma certo la scelta di Ratzinger colpisce per la sua temeraria umiltà. Lasciare il potere supremo e ritirarsi dietro le mura di un convento, ma dentro i luoghi stessi del potere. Una sfida affascinante e misteriosa. «E anche una situazione inedita», come ammette padre Lombardi, sorpreso come tutti noi. In ogni caso non dobbiamo immaginare un futuro di diaboliche dietrologie, complotti e chissà quali misteri, un feuilleton medioevaleggiante con Papi e antiPapi che svolazzano minacciosi sulla cappella Sistina. «Le cifre di questo Papa - riprende Michelini - sempre state la profondità e la semplicità». Si potrebbe dire che la semplicità ha prevalso e lineare sarà il futuro. «Wojtyla non si sarebbe mai dimesso - conclude Michelini - ma Benedetto ha compiuto, a modo suo, un gesto rivoluzionario che diventerà immediatamente un precedente per tanti altri, nella Chiesa e non solo». Un gesto profetico in un'epoca in cui la vita media si allunga e non sempre la quarta età viene portata con disinvoltura. «Nostro Signore ci ha dato la libertà e il senso del limite - spiega al Giornale monsignor Luigi Negri, vescovo di Ferrara - e lui ha riconosciuto i propri limiti».
Uscirà di scena, pur rimanendo al centro della scena.
Quasi impossibile per chi crede solo alle logiche mondane, ma Ratzinger ha sempre ragionato con un'altra unità di misura. E il 6 gennaio scorso aveva già svincolato dal proprio destino il suo segretario padre Georg, nominandolo arcivescovo. Prima di scendere, lui, dal trono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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