Protagonista del film che porta il suo nomeil personaggio

Protagonista del film che porta il suo nomeil personaggio

Il Papa e la ragazza madre. Bergoglio e Philomena. Il Vescovo di Roma argentino e l'anziana signora irlandese. Si sono incontrati ieri mattina, nel giorno dell'altisonante denuncia dell'Onu contro le presunte timide correzioni del Vaticano in materia di pedofilia. C'è da giurare che si sia trattato di un incontro toccante, come lo sono molti che hanno per protagonista Francesco. Di commovente, e parecchio, stavolta c'è anche la storia vera di Philomena, narrata nell'omonimo film diretto da Stephen Frears, recitato magistralmente da Judi Dench, scritto prodotto e interpretato da Steve Coogan che impersona il giornalista che, consulente del partito Laburista per Tony Blair ma licenziato, decide di accompagnare Philomena Lee nella travagliata ricerca del figlio cresciuto nel convento di Roscrea, dove la ragazza aveva partorito circondata dal disprezzo e costretta con l'inganno a lasciar andare il bambino in adozione a una coppia di facoltosi americani. Un figlio di cui aveva perso le tracce a causa dell'ostruzionismo di suore biecamente moraliste, tanto inquisitorie nel voler giudicare il peccato della giovane Philomena, quanto pervicaci nell'impedire il ricongiungimento con il figlio che, omosessuale, ma membro dello studio legale di Reagan, morirà di Aids non prima di tentare, invano, di rivedere la madre naturale. La quale, malgrado l'ingiustizia subita, conserva fedeltà alla Chiesa e sguardo misericordioso. Il figlio ottiene invece sepoltura nel cimitero del convento dove finalmente, dopo cinquant'anni di reciproco inseguimento, lei lo ritroverà dietro una lapide.
Ieri, al termine dell'udienza del mercoledì, papa Francesco si è avvicinato alla signora Lee accompagnata dalla figlia Jane Libberton e da Steve Coogan. Bergoglio si è soffermato per un breve colloquio con la delegazione. Ma solo oggi, alla presentazione di «Philomena Project», un'impresa filantropica si prefigge di aiutare donne e figli come i protagonisti di questa storia e ritrovarsi, verosimilmente si saprà che cosa le ha detto il Santo Padre. Per parte sua la signora Lee ha detto: «Sono onorata e felice di aver incontrato Papa Francesco. Come si evince chiaramente dal film, ho sempre avuto una profonda fede nella Chiesa e nella sua volontà di riparare ai torti commessi in passato. Spero e credo che Sua Santità Papa Francesco si unirà a me in questa lotta per aiutare le migliaia di madri e figli che desiderano mettere la parola fine alla loro tormentata storia». L'altro giorno padre Federico Lombardi aveva avvertito che «il Santo Padre non visiona personalmente dei film e non lo farà neppure in questo caso. Inoltre -aveva sottolineato il portavoce vaticano- è sempre bene evitare che il Papa venga utilizzato ai fini di un'operazione di marketing».
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, Philomena ha rischiato di vincere il Leone d'oro, dovendosi poi accontentare del premio per la sceneggiatura, mentre sono quattro le nomination agli Oscar (miglior film, attrice protagonista, sceneggiatura non originale e colonna sonora).

Memorabile la scena finale quando, dopo aver scoperto la tomba nel convento delle malefatte, Philomena mostra che il perdono non è un atto eroico, ma il frutto di un'appartenenza coltivata tutta la vita: «Suor Ildegard, voglio che lei sappia che la perdono», dice suscitando lo stupore del giornalista»; «Come la perdono, tutto qui?». «Non è tutto qui. Io non sono come lei. Non voglio passare la vita a odiare la gente». E il giornalista, umanissimo: «Io sono molto arrabbiato». «Dev'essere estenuante», è la risposta definitiva.

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