Che fine ha fatto Norma Jean? È andata anche lei dal chirurgo plastico. Sì, anche lei, Marilyn, l'imperfetta più perfetta del mondo, con la sua miopia, con le sue natiche non esattamente ad albicocca né a ciliegia (diciamo pure a prugna), con le sue gote un po' troppo piene... Signore, e signori a margine, esultate. Il ritocco ha toccato, e in tempi non sospetti, visto che si parla degli anni fra il 1950 e il '62, persino l'icona della bellezza e del fascino.
Sotto la lente del guardonismo postumo finiscono il naso e il mento della Monroe. Robetta, se confrontata con le asfaltature botuliniche e correttive che vediamo oggi, ogni giorno, sul tram e sul treno, in ufficio e al bar. Ma roba pesante, se messa a far da contrappeso dell'onirica Grande Illusione, quella che rende le dive del cinema impermeabili alle offese del tempo. Come se non bastasse, il «caso» è scoppiato (anche se non con la potente deflagrazione dell'autodenunciatasi Carmen Di Pietro, orbata in aereo delle sue tette rifatte al silicone) per colpa di una vendita all'asta.
Ad andare all'incanto saranno infatti, il 9 e 10 novembre, presso la casa d'aste di Beverly Hills Julien's Auctions, le cartelle cliniche della povera star. Stima di base: fra i 15mila e i 20mila dollari. Il malloppo comprende le radiografie delle ossa facciali dell'attrice, risalenti al giugno '62, due mesi prima della sua tragica morte per overdose di barbiturici. Ebbene, il radiologo all'epoca notò che il naso aveva subito, chissà quando, chissà dove e chissà come, dei danni. Forse fiutando, poiché di naso si tratta, lo scoop, la casa d'aste ha chiesto una perizia medica. Da cui è risultata l'esistenza di una piccola frattura.
E qui entrano in gioco le memorie del chirurgo plastico di Hollywood, al secolo Norman (notare la macabra ironia del nome fratello di Norma...) Leaf. Nelle quali si parla in effetti di una rinoplastica. Non è finita, purtroppo. Alcuni documenti del chirurgo estetico di Beverly Hills, Michael Gurdin, rivelano che nel '50 la Monroe si fece fare un impianto al mento. Negli appunti Gurdin parla di un impianto di cartilagine che si era lentamente cominciato a dissolvere. La scoperta avvenne dopo che, a ben otto anni dall'intervento, la diva si era lamentata di «una deformità al mento».
Non è noto il nome di chi, oltraggiando la memoria di una bella, fragile e ingenua ragazza, ha deciso di esporre al pubblico ludibrio dei rosicanti gli innocenti scheletri nell'armadio della suddetta. Gli auguriamo di essere una donna. E di avere delle labbra gommose.
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