La domanda che si pongono tutti è: come andrà a finire? Impossibile prevederlo. Ma lo spettacolo cui stiamo assistendo merita comunque di essere fotografato. I cinque ministri di Forza Italia (ex Pdl) si sono dimessi di malavoglia. Hanno scritto la lettera d'addio per disciplina di partito e non per convinzione personale. Non potendosi arrabbiare con Silvio Berlusconi, capo indiscutibile e indiscusso del centrodestra, e non avendo neppure il coraggio di criticarne le scelte, se la sono presa col Giornale per un articolo del suo direttore, Alessandro Sallusti, nel quale egli li metteva in guardia: evitate fughe in avanti perché portano male, Gianfranco Fini docet.
Non l'avesse mai fatto. Essi hanno dato fuori di matto e accusato il responsabile di questa testata d'avere azionato la «macchina del fango» per farli secchi, di essere ricorso al «metodo Boffo» allo scopo di eliminarli dal novero (...)
(...) dei preferiti del Cavaliere. Oddio, che miseria! Quando i politici se la prendono con i giornalisti che fanno il loro mestiere vuol dire che sono alla frutta, disperati e senza idee. L'editoriale di Sallusti sarà stato anche discutibile, come tutte le opinioni, ma era legittimo. Descriveva una situazione nota, sotto gli occhi di tutti. Che bisogno c'era di elevarlo a casus belli?
Noi giornalisti abbiamo il senso delle opportunità e anche quello del dovere, ma nulla di più. Non chiedeteci di trasformarci in addetti stampa, non ne abbiamo la vocazione. Ma non crediate neppure che noi si abbia la vostra ambizione, signori ex ministri, nemmeno quella di rimanere in sella a ogni costo. Difatti non abbiamo neanche una sella, ma solo un lavoro che cerchiamo di svolgere secondo coscienza, ammesso che ne abbiamo una. Non vi va quello che scriviamo o che dichiariamo in tv? Pazienza. Fatevene una ragione. Ma non chiedeteci di rinunciare al libero arbitrio, altrimenti saremmo costretti a mandarvi a quel paese. Nessuno in questo momento è in grado di capire cosa succederà. Nel nostro piccolo possiamo farvi notare che sbagliate. O state col Cavaliere e ne seguite le indicazioni, consapevoli che senza di lui siete degli zombie, oppure venite allo scoperto e dite chiaro e tondo che non condividete la sua linea, assumendovene la responsabilità.
Siete persuasi che la crisi di governo sia un errore? Preferite rimanere aggrappati a Enrico Letta consentendogli di tirare avanti con una maggioranza sia pur risicata? Accomodatevi, chissenefrega. Ma evitate di menare il can per l'aia in attesa di comprendere dove vi convenga accasarvi. Soprattutto, non siate tanto vili da rimandare ogni decisione al momento in cui i giochi saranno fatti. Qui siamo di fronte a un problema drammatico, ma non complicato: o state col Cavaliere che vi ha beneficato in ogni modo, e affrontate i rischi che ciò comporta, oppure lo mollate con tanti saluti alla lealtà e alla riconoscenza.
Per anni avete vissuto alle sue spalle, godendone i vantaggi, che qui è inutile elencare, e senza mai osare di dissentire dalle sue scelte per pura convenienza. Ora non potete traccheggiare in attesa d'intuire dove sia più vantaggioso approdare. O con lui o contro di lui. Gli siete ostili? Diteglielo. Non avete la forza di comunicarglielo a voce? Scrivetegli una lettera. Ma piantatela di fare i buffoni. Un giorno sul melo e un giorno sul pero: non ci si comporta così. Berlusconi sta attraversando un periodo di affanni e forse di terrori. È in procinto di scontare una pena detentiva. Ha i nervi a fior di pelle né potrebbe essere diversamente. La sua vita è in bilico e rischia un'amara conclusione. Vorrei vedere voi nei suoi panni. E allora siate almeno leali: comunicategli la via che intendete seguire, basta zigzagare. Non tenetelo sulle spine assicurandogli fedeltà ed eterno amore salvo, dopo cinque minuti, lamentarvi perché nel partito non c'è dibattito.
Quando mai c'è stata discussione nel Pdl e in Forza Italia? Il padrone è sempre stato lui. Lui e soltanto lui ha procurato i voti necessari alla vostra sopravvivenza nel cono di luce, e adesso dubitate della sua capacità di resistenza? I matrimoni non durano in eterno, figuriamoci quelli politici cementati soltanto dall'interesse personale. L'onestà tuttavia pretende un minimo di trasparenza. Non vi va di sedere accanto a un condannato? Ve ne vergognate? Temete di essere scaricati dal sistema e di venir trascinati nel baratro insieme col recluso potenziale? Santo cielo, andatevene altrove, ma cessate di ondeggiare in questo modo penoso che rivela un'assoluta mancanza di coerenza.
È perfino lecito tradire in politica, purché si abbia il fegato di dire al tradito: ebbene sì, ti abbandono perché non mi piaci più. Voi invece state un po' di qua e un po' di là, e quando siete in difficoltà date la colpa della vostra incertezza a Sallusti e al Giornale. Ma andate all'inferno. Siete dei miserabili con la spina dorsale di gomma. Farete la fine che meritate: annegherete nel nulla.
segue a pagina 4
di Vittorio Feltri
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