Rai in tilt per le primarie L'occupazione del Pd fa scappare il pubblico

Flop del maxi servizio e la tv di Stato viene superata da Mediaset: più vicino il cambio alla guida del Tg1. Sono in pole Sorgi e Orfeo

Rai in tilt per le primarie L'occupazione del Pd fa scappare il pubblico

Roma Al Tg1 sono andati definitivamente nel pallone. Sarà che a dicembre deve cambiare il direttore, o che ancora non si è capito chi vince le primarie del Pd, né chi nel Pd comanda ora in Rai; sta di fatto che dopo il pasticcio di venerdì sera, ieri sono riusciti a fare il bis. Nove minuti (dati del Centro d'Ascolto tv) sulle primarie, stavolta però a parti invertite: Renzi e Bersani pre-registrati e Vendola, Puppato e Tabacci in diretta. Tutto è nato, spiegano gli insider, dall'ansia di riposizionamento del capo del servizio politico del Tg1, Francesco Giorgino, che ha un passato di centrodestra da farsi perdonare e aveva messo in cantiere un'intervistona al segretario Pd. Le proteste dei competitor di Bersani hanno mandato all'aria l'operazione e al Tg1 hanno dovuto passare due giorni alle prese col bilancino. Col risultato che la testata Rai è stata superata dal Tg5 (21,5% contro 21% di share), rovinando il weekend al direttore Alberto Maccari, sulle cui speranze di proroga il dg Gubitosi ha già messo una pietra tombale, annunciando che i contratti ai pensionati non saranno rinnovati dopo dicembre (e lui è in pensione da un pezzo). La battaglia per la tolda di comando del Tg1 si aprirà a giorni, e al momento gli allibratori danno testa a testa Marcello Sorgi e Mario Orfeo (entrambi piuttosto ecumenici, con un tocco casiniano in più per il direttore del Messaggero), e in calo Monica Maggioni, più spostata a destra. Ma, al di là delle posizioni di vertice, è tutto il corpaccione Rai che si sta spostando, cercando di annusare l'aria e capire chi comanderà. E il Pd è in cima alla lista.

In verità, Bersani finora è stato alla larga dalla Rai e dal gorgo delle nomine, limitandosi a trattare tramite i suoi (Di Traglia e Orfini) le presenze in video. Tant'è che a Viale Mazzini e Saxa Rubra D'Alema e Veltroni contano ancora oggi più del segretario. Il quale, con grande irritazione di molti dei suoi, ha mandato in Cda due «esterni» (scelti dai «movimenti» e più che altro, si disse, dal partito di Repubblica) come l'ex pm Colombo e Benedetta Tobagi. Che, spiega un esperto Rai del Pd, non solo sono «digiuni della materia», ma «non ci rispondono neanche al telefono». Colombo, assicura la stessa fonte, sta però pian piano «impratichendosi» dei vischiosi interna corporis Rai, la Tobagi «boh». Ma se Maometto non va alla montagna, la montagna Rai va da Maometto, e i fan di Bersani cominciano a pullulare tra redazioni e reti. Molto più timidi i filo-Renzi, a parte l'amico Luigi De Siervo, direttore commerciale Rai messo nel mirino dal cecchinaggio dei bersaniani («Gravissimo conflitto di interessi!») per la sua presenza alle iniziative del sindaco di Firenze. «Come se noi avessimo gridato allo scandalo perché la direttrice del Tg3 Berlinguer si è schierata pro-Bersani», dicono i renziani.

Dal leader Pd, peraltro, la Rai ha subito uno schiaffo quando Bersani ha imposto che il confronto tra i cinque delle primarie si tenesse a Sky, per non offrire una platea troppo vasta allo sfidante. Ora Viale Mazzini è disposta a tutto per assicurarsi il faccia a faccia dell'eventuale ballottaggio: già lunedì Bersani e Renzi saranno ospiti di Fabio Fazio (in due interviste separate), ma la Rai ha messo a disposizione la prima serata in una data a loro scelta pur di averli in diretta.

E se Sky, come probabile, ritrasmetterà il confronto, i due potrebbero contare su un'audience di 8 milioni: «È la vera chance di Renzi», confidano i supporter del sindaco, «e per questo Bersani cercherà di evitarlo». Ma in caso di ballottaggio sarà dura.

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