Re Giorgio non concede il bis: parte il risiko

Napolitano allo scoperto: "Nel 2013 lascio definitivamente il Quirinale". E per la successione: "Spero tocchi a una donna"

Re Giorgio non concede il bis: parte il risiko

Roma - Re Giorgio non chiede il bis. A poco meno di quattrocento giorni dalla scadenza del mandato, il capo dello Stato si tira fuori dalla corsa e zittisce le voci di riconferma. «È necessario passare la mano. È necessario che si facciano avanti altri per la carica di presidente» dice Giorgio Napolitano, in un’intervista a Rai Educational. «Effettivamente la stanchezza c’è e poi non si deve mai ritenere di essere insostituibili» argomenta, rispondendo alle domande degli studenti del liceo Virgilio di Roma. «Dopo il maggio 2013 ci potremo vedere di nuovo ma sarà da privato cittadino».
La ferma chiusura Napolitano la motiva soprattutto con le ragioni dell’anagrafe. «Sono una persona che ha lavorato molto, ha avuto molte soddisfazioni e responsabilità, ma sono una persona molto avanti negli anni. Per questo è necessario che si facciano avanti altri». Un addio che Maurizio Bianconi, vicecapogruppo Pdl, saluta con ironia. «Ringraziamo il presidente per la smisurata generosità: a 88 anni ha deciso di fare un passo indietro. Aspettiamo con ansia il 2013 per consegnare alla storia un mandato che subissa per partigianeria quello di Scalfaro». Una affermazione dalla quale si dissocia il capogruppo Fabrizio Cicchitto: «Il riferimento non sta né in cielo, né in terra».
Le parole di Napolitano accendono, però, alcuni interrogativi. E qualcuno si chiede perché una affermazione così «pesante» sia stata resa nota soltanto oggi, nonostante la registrazione risalga allo scorso 16 gennaio. Al di là del «giallo», vero o presunto, una certezza c’è. Il Capo dello Stato, consapevole di doversi impegnare in prima persona a partire dalla difficile mediazione sull’iter parlamentare della legge sul mercato del lavoro per tenere unito il mosaico politico, con questo annuncio allontana qualunque indiscrezione sulle proprie ambizioni future e ribadisce di non avere interessi personali in questa partita.
Peraltro Napolitano non si limita ad allontanare pubblicamente una tentazione che fisiologicamente si affaccia alla mente di ogni capo dello Stato con l’approssimarsi del semestre bianco, ma fa cadere nel dibattito anche un pesante «auspicio di genere». Lo fa rispondendo alla domanda di una studentessa che gli chiede per quale motivo non ci sia mai stata una donna al Quirinale. «Spero che presto ci sia. Più le donne si faranno sentire, prima arriverà, mi auguro presto, il momento in cui ci sarà anche una candidata donna e potrà essere eletta. Alla domanda “come mai non è accaduto?” dovrei rispondere che non lo so, nel senso che ho partecipato alle elezioni di molti presidenti e mi sono sempre trovato a dover scegliere tra candidati uomini. Sicuramente rimane ancora, se non un vero e proprio pregiudizio, una resistenza a scegliere una donna per certi incarichi».
Il plauso bipartisan della parlamentari scatta immediato. Anche se Adriana Poli Bortone fa notare che se questo avvenisse «salterebbero gli schemi preparati da qualcuno da tempo». Difficile, però, individuare nell’orizzonte attuale una candidata che abbia il profilo per aspirare davvero a questa carica, una donna capace di attirare consensi bipartisan e di entrare nel conclave parlamentare con i crismi della favorita. Sui siti Internet fioriscono le proposte più disparate. Si va da Emma Bonino a Rosy Bindi, da Anna Finocchiaro a Elsa Fornero, da Paola Severino a Tina Anselmi, da Adriana Poli Bortone ad Annamaria Cancellieri fino a Renata Polverini.
I sondaggi online vedono prevalere piuttosto nettamente la Bonino, protagonista nel ’99 della campagna «Emma for president» con la quale cercò di rompere le consuetudini di palazzo, imponendo una candidatura dal basso. Sullo sfondo, però, in tanti sui social network, più che inoltrarsi nel toto-nomine, invocano una selezione davvero rivoluzionaria.

Considerato che può essere eletto presidente qualunque cittadino che goda dei diritti civili e politici e abbia compiuto i cinquanta anni, «al Quirinale» scrivono in molti «vada una persona normale che viva e sia cresciuta fra il popolo. Non un burocrate o un ex onorevole ma qualcuno che campi con duemila euro al mese».

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