RomaWalter Veltroni politico? Braccia strappate alla letteratura, secondo Matteo Renzi: «I successi maggiori li ha avuti come romanziere - dice - Gli auguro tanti romanzi belli per il futuro». E chiarisce che, se toccasse a lui vincere le primarie e fare le liste elettorali, anche per l'ex leader Pd la sorte sarebbe segnata: «Manderei a casa Veltroni, come tutti quelli che hanno fatto più di quindici anni di Parlamento».
Il Pd si sta incartando in vista del traguardo. Le primarie sono un problema, le alleanze sbandano, Vendola firma con Di Pietro il referendum sull'articolo 18, e di fatto sconfessa Bersani e il suo appoggio al governo Monti. L'impressione è che più si va avanti e più la partita del Pd si complichi. Renzi, da parte sua, batte il ferro caldo dell'insofferenza contro la casta, leit motiv della sua campagna, e mette in un unico calderone tutta la nomenklatura del partito. Solo che stavolta, con la battuta anti-Walter, rischia di alienarsi simpatie nell'unico settore di apparato in cui poteva contare dei supporter, ossia l'area veltroniana. Certo, Veltroni si è dovuto schierare - sia pur restando defilato - con Pier Luigi Bersani. Ma molti dei suoi guardano con favore a Renzi. Ieri però la frecciatina li ha costretti a bacchettarlo pubblicamente, a cominciare da Piero Ichino, che collabora alla stesura del programma economico del candidato fiorentino: «Se sei sindaco di Firenze lo devi ad una concezione del partito, imperniata sulle primarie, che dobbiamo interamente al suo fondatore e segretario», ossia appunto a Veltroni. Protesta Giorgio Tonini: «Presuntuose e stupide parole di Renzi su Veltroni. Blair non le avrebbe mai dette su Kinnock». Renzi però non si scompone: invita tutti ad essere «meno permalosi» e sottolinea che «se vale il principio che noi stiamo cercando di affermare che dopo tre mandati si va a casa, questo vale anche per Veltroni, non solo per D'Alema». In ogni caso, avverte ironico, «ringrazio i dirigenti Pd, ogni volta che mi attaccano crescono le adesioni ai miei comitati». La campagna del sindaco, ancora non ufficialmente aperta, va però avanti a tutta birra, e ieri un ex ministro Pdl come Raffaele Fitto raccontava di essersi stupito incrociandolo in Puglia: «A Otranto ha fatto un pienone che non si vedeva da anni». Ieri il sondaggio settimanale di Repubblica ha rincuorato Bersani: il 44% degli elettori di centrosinistra è per lui alle primarie, con Renzi al 28%. I bersaniani celebrano, sorvolando su un altro aspetto, inquietante, dello stesso sondaggio: nella gara per il gradimento dei leader, Renzi svetta al 42%, secondo solo a Monti, mentre Bersani arranca al 31,8%, surclassato da Montezemolo, Passera, Emma Bonino e Elsa Fornero. E ora questa ultima tegola dell'articolo 18 che piomba sul segretario. Il suo alleato ufficiale Vendola annuncia che oggi andrà con Di Pietro a depositare in Cassazione il referendum pro articolo 18, contro la riforma del lavoro votata dal Pd. E il suo alleato virtuale Casini insiste che per lui l'unico candidato premier dopo Monti è Monti.
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