Roma - Strane alchimie da larghe intese e scissioni varie: Proprio quando il livello di disaffezione alla politica ha raggiunto il culmine, torna di moda la bestia nera del radicale Ernesto Rossi e del direttore del Mondo Mario Pannunzio, oppositori ante litteram della partitocrazia. La legge di Stabilità 2014, grazie al Pd e anche al Nuovo centrodestra, potrebbe essere ricordata come quella che ha riportato sulla scena in grande stile Federconsorzi, cassaforte di voti e soldi della vecchia Dc. Nata alla fine dell'Ottocento con le migliori intenzioni e naufragata nel 1991 tra gli scandali, con un crac finanziario che sembrava avere chiuso definitivamente una storia recente fatta di luci (poche) e ombre (tante). La settimana scorsa, aveva già destato la curiosità di molti un emendamento firmato da Ugo Sposetti, ex tesoriere di Botteghe Oscure, oggi senatore Pd, che di fatto mirava a fare arrivare all'ex serbatoio di voti della Dc circa 400 milioni di euro. Nel dettaglio, la proposta mirava ad attribuire alla federazione i crediti spettanti ai singoli consorzi agrari «per gli ammassi svolti nell'interesse dello Stato». Un modo per sottrarle queste somme dalle pretese degli altri creditori, in particolare le banche. Proposta a sorpresa che - secondo l'agenzia Agricolae - aveva destato perplessità persino tra gli amministratori straordinari di Federconsorzi.
Nessun tentativo di resuscitarla, aveva assicurato Sposetti. Ma, di fatto, se fosse passata la sua modifica, con un colpo di bacchetta, l'associazione commissariata sarebbe passata da testimone di un passato da dimenticare ad arbitro assoluto sull'allocazione di una cifra che è superiore a quella che servirebbe ad escludere i beni agricoli dalla seconda rata Imu. L'emendamento è stato comunque respinto in commissione Bilancio del Senato. La novità è che il relatore di maggioranza alla legge di Stabilità, l'esponente del Nuovo centrodestra alfaniano Antonio D'Alì, ha annunciato la presentazione di un nuovo emendamento, sulla stessa linea di quello Sposetti. Ancora il testo non c'è. Finirà probabilmente nel maxi-emendamento. Per il momento, deve passare il controllo sia del ministero dell'Economia sia del Mipaf. «Mi sto confrontando con il ministero per le Politiche agricole al fine di vedere quali sono le condizioni migliori per intervenire e se è possibile intervenire», ha spiegato D'Alì, assicurando che cercherà comunque l'accordo di tutti i partiti e delle associazioni di categoria. Peccato che la reazione del mondo della agricoltura, quasi al completo, sia stata ferocemente contraria. Un «golpe», uno «sfregio imperdonabile nei confronti delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese che annaspano tra sacrifici inenarrabili», ha commentato Giuliano Poletti (Legacoop), presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane a nome dei copresidenti Maurizio Gardini (Confcooperative) e Rosario Altieri (Agci). L'emendamento porterebbe alla ricostituzione della Federconsorzi, «regalandole 400 milioni di euro» che «verrebbero così sottratti ai suoi creditori e ai produttori agricoli del Paese». Tutto questo mentre, «bisogna trovare 350 milioni per la seconda rata Imu sui fabbricati agricoli». Il ritorno di fiamma partitocratico ha sorpreso anche il presidente di Confagricoltura Mario Guidi: «C'è chi pensa poco all'Imu per riesumare vecchie storie come Federconsorzi, che fanno accapponare la pelle».
Anche Agrinsieme, il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane ha preso posizione contro il tentativo di «riesumare il cadavere di Federconsorzi, quando l'unica cosa da fare sarebbe mettere una pietra tombale sulla vicenda». Apertamente a favore solo due avvocati, Francesco Rosi e Luca Petrucci, ma solo perché rappresentano circa 800 ex dipendenti Federconsorzi che vorrebbero chiudere le cause aperte con una transazione.
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