Saccomanni sbaglia i conti: rischiamo la seconda rata Imu

Altro che la Cancellieri, il peggior ministro è quello dell'Economia: sbaglia tutti i conti e rischiamo di nuovo l'Imu

Saccomanni sbaglia i conti: rischiamo la seconda rata Imu

Il centrosinistra e il Nuovo centrodestra fanno melina sulla casa e la riforma dell'Imu; il governo rifiuta di confrontarsi con la maggioranza, in particolare con Forza Italia. Per tutta risposta gli azzurri tengono il punto e non ritirano gli emendamenti, tanto che si fa strada l'idea di mettere la fiducia sulla legge di Stabilità.
Il tutto mentre nel palazzo comincia a insinuarsi un dubbio: parte della copertura sulla cancellazione della seconda rata Imu potrebbe traballare. L'aumento degli acconti fiscali previsto dal ministro Fabrizio Saccomanni, che secondo le indiscrezioni dovrebbe coprire parte dei due miliardi necessari all'eliminazione della rata, non è in linea con le regole Eurostat. «In base ai principi generali dell'ordinamento contabile europeo - ha spiegato Renato Brunetta - se un acconto di imposta supera il 100%, esso configura la fattispecie dell'anticipo di entrate future, quindi un debito». In sintesi, il governo spera di ricavare un tesoretto con l'aumento degli acconti già salatissimi (si parla dei un Ires al 125% per banche e imprese). Ma rischia di sortire un effetto contrario, cioè un aumento del debito pubblico, che difficilmente la Commissione europea concederà, visto che Bruxelles ha già bocciato la legge di Stabilità perché troppo timida nel ridurlo.
Al vecchio problema delle coperture, da ieri si sono aggiunti quelli politici. Sempre più pesanti. Nel giro di poche ore, la commissione Bilancio del Senato si è trasformata in un'arena dove si sono scaricate tutte le tensioni degli ultimi giorni: dalla scissione del Pdl al rapporto tra il partito di Silvio Berlusconi e il governo.
A fare precipitare tutto, come previsto, il capitolo casa della Legge di stabilità, cioè la riforma delle imposte a partire dal 2014.
Gli emendamenti sul nuovo regime fiscale del mattone sono stati accantonati. Saranno esaminati con tutta probabilità alla fine, quando tutti gli altri articoli saranno passati al vaglio di Palazzo Madama. È lo stesso metodo che il premier Enrico Letta ha applicato a ogni decisione difficile del suo mandato, solo che questa volta ad attuarlo sono stati in primo luogo il presidente di Commissione di Palazzo Madama Antonio Azzollini e il relatore della legge Antonio D'Ali, entrambi ex Pdl ed esponenti del Nuovo centrodestra. La formula è quella di una «bocciatura tecnica» delle proposte su Tasi, Tari, Trise e Imu, in attesa che i relatori facciano le loro proposta.
Un po' di tempo in più, prezioso soprattutto per il nuovo gruppo di centrodestra che sta mettendo a punto una proposta propria sulla casa, incentrata sulla reintroduzione delle detrazioni. In sostanza, una ricetta non molto diversa da quella alla quale sta lavorando da tempo lo stesso governo Letta.
Lo scenario (rapporti con il governo poco chiari e riforma dell'Inu annacquata) non piace a Forza Italia. Ieri era in programma un incontro maggioranza-governo per sciogliere i nodi, ma non c'è stato. Era la condizione che gli azzurri avevano posto per ritirare gli emendamenti. L'esecutivo non si è presentato e si è cominciato a parlare di voto di fiducia. «Con questo atteggiamento - ha commentato Brunetta - il governo si assume una grave responsabilità e rischia di far allungare i tempi dell'approvazione del provvedimento. Atteggiamento che, allo stesso tempo, produrrà ulteriori preoccupazioni da parte della Commissione europea, visto l'attuale stato confusionale nel quale versa l'esecutivo».
Intanto il governo sta preparando i suoi emendamenti.

Ce n'è uno che estende il blocco dei super stipendi e del turnover a Bankitalia, che comunque resterà autonoma. Poi 110 milioni per gli Lsu della Calabria. E la proroga di un anno per il personale a tempo del ministero dei beni culturali. Modifiche che sanno di regalìa.

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