Saccomanni si arrende: salve le detrazioni fiscali

Sanità e mutui: l'esecutivo fa marcia indietro sui tagli agli sconti, la palla passa al Parlamento. E il Fondo monetario rivede al ribasso le stime del Pil per il 2014

Una nuova tegola su Carlo Cottarelli. Al commissario per la spending review, già impegnato nella mission impossible trovare risorse per abbassare il costo del lavoro toccherà anche evitare il taglio delle detrazioni fiscali che sarebbe scattato a fine mese.

Ieri si è tenuto il vertice chiave tra il premier Enrico Letta e il ministero dell'Economia sugli sconti fiscali da sfoltire. Ed è stato deciso che la famosa giungla delle detrazioni fiscali resterà inviolata ancora per un po'. Sono svariate voci per circa 160 miliardi che, prima o poi, andranno ridotte. L'ultimo appello a farlo è arrivato recentemente dal Fmi. Chiunque si prenderà la briga, dovrà comunque tagliare con cautela perché tra le voci ci sono detrazioni irrinunciabili, come quelle sulla sanità e quelle che rendono meno cari i mutui sulle prime case.

La legge di Stabilità 2014 aveva stabilito che entro il 31 gennaio ci sarebbe stato il riordino delle detrazioni. Tagli «selettivi», nelle intenzioni. Salva la sanità, scure sui mutui nelle versioni ufficiose di lunedì. Altre ipotesi prevedevano di mantenere le detrazioni Irpef solo per i redditi più bassi.

In mancanza della riforma sarebbe scattata una clausola di salvaguardia, cioè un taglio lineare su tutti gli sgravi, ma ieri il governo ha cambiato idea. Al termine del vertice è stato deciso che i tagli alle detrazioni andranno nella delega fiscale. In altre parole, l'onere di decidere chi scontentare passa dal governo al Parlamento. La riforma «delle detrazioni deve poter prevedere una più equa redistribuzione» e per questo «va costruita con un largo consenso sociale e parlamentare», ha spiegato il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta.

Dato ancora più importante, è stato deciso che le entrate mancanti saranno compensate con tagli alla spesa. La copertura «sarà assicurata incrementando gli obiettivi di risparmio previsti dalla revisione della spesa aggiungendovi, pertanto, le cifre stabilite nel comma 575 della stessa legge». In altre parole, con la spending review. Altri 500 milioni, da mettere nel bilancio del 2014, da aggiungere al conto da 32 miliardi in tre anni. Obiettivo difficile da raggiungere. Una nuova sfida per Cottarelli (che ieri ha nuovamente smentito attriti con il governo) che si vede aggiungere un altro capitolo da finanziare con i suoi risparmi.

Possibile che gran parte degli sforzi sul fronte della spesa vada invece a mettere in sicurezza le finanze pubbliche, sempre più a rischio visto il susseguirsi di stime sul Pil inferiori rispetto a quelle del governo. Ieri il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell'Italia nel 2014: 0,6% invece che lo 0,7% previsto ad ottobre. Quasi la metà rispetto alle previsioni ufficiali del governo (tra il punto percentuale e l'1,1%).

Italia in ritardo rispetto al resto del mondo. Unico paese sviluppato con previsioni al ribasso (l'Fmi prevede che l'economia globale crescerà del 3,7%, rispetto al 3,6% delle precedenti previsioni). Nel 2015 secondo l'istituzione di Washington in Italia è prevista una crescita dell'1,1%, un decimo in più rispetto alle previsioni. Dati che incidono anche sui conti pubblici. Enrico Zanetti di Scelta civica ha previsto la necessità di una manovra correttiva per circa 26 miliardi.

Quanto sia difficile per il governo fare quadrare i conti con le tasse lo dimostra la decisione presa dal Tar del Lazio, annunciata ieri da

Anafe Confindustria, di sospendere provvisoriamente l'imposta di consumo del 58,5% sulle sigarette elettroniche e su tutti i prodotti correlati. Entrate negate, da coprire in qualche modo. Magari, con la spending review.

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