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Scatta la strategia del terrore: così Bersani vuol battere il Cav

Dopo l'endorsement delle cancellerie internazionali la sinistra gioca l'ultima carta: agitare lo spettro della Grecia e di Berlusconi per convincere gli indecisi

Il segretario nazionale del Partito democartico, Pierluigi Bersani
Il segretario nazionale del Partito democartico, Pierluigi Bersani

Nell'ultima settimana elettorale il recente voto di greci e olandesi si è spostato dalla prevalenza della protesta (specialmente di sinistra ad Atene, più di destra e critica con l'Unione europea ad Amsterdam) a quella - nel primo caso - della destra di governo (Nuova democrazia già alleata ai socialisti in una grande coalizione) e a quella di liberali e laburisti europeisti nel secondo. Su questi esiti riflettono i vari ispiratori, nazionali e soprattutto stranieri, che puntano su Mario Monti e in subordinata su Pier Luigi Bersani per mantenerci in uno stato di nazione largamente commissariata anche in vista di un banchetto delle imprese di quella che resta una delle grandi economie del mondo (certe toghe stanno lavorando per aprire la via su Eni e Finmeccanica, tedeschi e americani già litigano per Unicredit, i francesi vorrebbero allargare la loro presenza in Bnl verso lo sbandato Monte dei Paschi).
Si cercherà quindi di cavalcare la paura per il salto nel buio economico e istituzionale per tentare di tenere a galla un Monti inadeguato per innata supponenza a conquistare suffragi popolari e per impedire a un Pier Luigi Bersani paralizzato dalla paura (se si sposta a destra perde voti a sinistra, se si sposta a sinistra perde voti a destra) di continuare a sciupare il consenso accumulato.
Il Corriere della Sera con la copertina di Sette «Finire come la Grecia» fa intendere uno dei motivi del «finalone»: anche se vi è incertezza su questa linea perché per l'opinione pubblica è difficile immaginare un peggio di quello raggiunto dall'Italia grazie al governo tecnico.
Si cercherà di far pesare le lezioncine impartite dall'estero: la banda dei giornalisti dell'Economist che riescono a essere più arroganti dell'imbattibile Monti sostiene che il vanesio presidente del Consiglio in carica potrebbe riuscire a raddrizzare la torre di Pisa, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble è arrivato a sponsorizzare il socialdemocratico Bersani pur di esorcizzare il ritorno del «cavaliere nero» (non una cattiva idea in effetti: è probabile che la Spd potrebbe far meglio di questi democristiani tedeschi così incapaci di visione e di guidare una ripresa del Continente). Il guru che Barack Obama ha mandato a Monti deve aver spiegato al presidente americano che le cose per il premier in carica stanno andando veramente male e così l'inquilino della Casa bianca ha approfittato di una scarsa avvedutezza istituzionale di Giorgio Napolitano per un intervento improprio - sempre sulla «linea della paura» - nella campagna elettorale italiana.
Se si votasse all'estero il duo Bersani-Monti avrebbe già in tasca la vittoria. E invece toccherà fare i conti con questi straccioni, corrotti, che non hanno fatto neanche la Riforma protestante di cittadini italiani. Detto questo, l'effetto paura salirà a mille nei prossimi giorni e sarebbe utile che il centrodestra accompagnasse la mobilitazione a favore dei ceti oppressi fiscalmente con qualche indicazione concreta - magari con alcuni nomi - sui temi della politica estera (una linea responsabile ma non in ginocchio come quella offerta dal duo estero sponsorizzato) e soprattutto di riforma di uno Stato che tra politicizzazione delle toghe, logoramento del decentramento e inefficienza del sistema decisionale sta cadendo addosso ai cittadini. Silvio Berlusconi ha già fatto delle mosse (fase costituente, presidente della Repubblica di garanzia) andrebbero rese sempre più concrete.

La paura si batte appellandosi all'intelligenza degli elettori che è sempre molto più grande di quanto immaginino gli spocchiosi elitisti.

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