Da Scelta civica a rissa: l'asse Mauro-Casini fa esplodere il partito

Il ministro al lavoro su un nuovo gruppo accusato di tradimento: 30 parlamentari contro Monti. Il leader Udc: "È rissoso". E intanto Passera prepara la sua squadra

Il ministro alla Difesa Mario Mauro e l'ex premier Mario Monti
Il ministro alla Difesa Mario Mauro e l'ex premier Mario Monti

Finisce in rissa Scelta civica, dalla sobrietà agli stracci. Monti sbatte la porta disgustato dalle manovre degli «ingrati» - cioè Mauro, Casini, l'anima cattolica del partito, ma persino alcuni ex montiani - che l'hanno usato e poi pugnalato: «Sono stato tradito da coloro che mi hanno chiesto di formare un partito per portarli o riportarli in Parlamento. Scelta civica non è nata per vecchi giochi politici». Casini risponde duro: «Accuse ridicole, la sua rissosità è inaccettabile». Anche Mauro va giù pesante con chi lo attacca: «Un atto vile da propaganda fascista». Al posto del loden, qui servono i guantoni da boxe. Dietro la guerra civile scoppiata in Scelta civica non c'è solo la convinzione delle vecchie volpi ex Dc che Monti come leader non porti voti e vada dismesso, ma soprattutto - è la convinzione dell'ex premier - l'operazione guidata dal ministro Mauro per unire i centristi de-montizzati al centrodestra di Berlusconi.
Un progetto irricevibile per Monti e i suoi lealisti, che processano apertamente il «traditore». «Trovo molto inopportuni i comportamenti del ministro Mauro, i suoi contatti continui con Alfano, il pranzo con Berlusconi...» attacca l'(ex) capo dei senatori montiani Gianluca Susta, dimissionario. «Noi non siamo berlusconiani e nemmeno diversamente berlusconiani come vorrebbe qualcuno». Un altro montiano alla Camera usa una metafora: «Mauro si è rivelato il Fini di Scelta civica», nel senso che - spiega stavolta la deputata-sottosegretario Borletti Buitoni - «ha usato Scelta civica per lavorare ad un altro progetto». Quale non è un mistero. Non quello di confluire nel Pdl, come tiene a precisare il senatore Olivero, ex fedelissimo di Monti ora in rotta, ma un nuovo Partito popolare italiano collegato al Ppe, una Dc 2.0, o piuttosto una «Udc 2.0» come invece accusa il deputato montiano Andrea Romano evidenziando il ruolo di Casini e Cesa nell'operazione da «vecchia politica» guidata dal senatore ciellino Mario Mauro. Dentro questo nuovo contenitore, i senatori Sc firmatari della lettera contro Monti (che lo ha convinto a dimettersi), e una quindicina di deputati sempre di Sc, gli otto dell'Udc più altri area Sant'Egidio e pure qualche montiano e montezemoliano. Il primo passo è la creazione di un nuovo gruppo, in primis al Senato dove i «mauriani» o «casiniani» sono in maggioranza nella pattuglia Sc: 12 contro 8. A cui potrebbero aggiungersi quei pezzi di Pdl in dissenso con Berlusconi sul voto di fiducia a Letta: da Formigoni a Giovanardi. Stessa operazione alla Camera, dove però i rapporti di forza si invertono (15-16 contro una ventina di montiani).
Negli ultimi giorni si sono intensificati i contatti tra Mauro e l'area berlusconiana, dai colleghi pidiellini di governo fino al Cavaliere incontrato a pranzo. Lì - dicono i rumors di parte montiana - Berlusconi avrebbe dato l'ok all'operazione, che porterebbe ad un centrodestra moderato insieme al Pdl delle colombe, da affiancare alla Forza Italia dei falchi. «Un grande centrodestra per battere le sinistre. Ma con Berlusconi» dice Alfano, supportato dai colonnelli Pdl. Perché - e qui è il punto che ha fatto saltare i nervi a Monti - anche il centrodestra a cui lavorano Mauro e Casini manterrebbe sullo sfondo Berlusconi. Versione confermata dal senatore Aldo Di Biagio, uno dei firmatari della «sfiducia» a Monti: «Non vogliano andare con Berlusconi, ma un centrodestra moderno può richiamarsi a lui come padre nobile. Io non voterò contro la sua decadenza, ma se uscirà di scena sarò pronto a difenderlo da ogni attacco della magistratura». Anche il voto sulla decadenza entra nella partita, perché sul piatto ci sarebbe l'obiezione di coscienza degli scissionisti montiani.

Settimana prossima la resa dei conti col direttivo del partito e l'assemblea dei gruppi. Ma nessuno sa che fine farà Scelta civica. Tranne l'ex ministro Passera, che sta preparando una sua squadra: «Sapevo che sarebbe finita così».

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