Dal dottor Balanzone al mercante Pantalone (quello che paga sempre lui...) fino al comandante Cialtrone (sì, proprio lui, Francesco Schettino). Benvenuti a Carnevale Italia, dove le maschere si trasformano in macchiette. E a piacere, qui da noi, sono soprattutto le macchiette. Non a caso nel crozziano Paese delle Meraviglie - specchio, neppure tanto deformato, del Bel Paese reale - personaggi come «Schettino-vabbuò» e l'onorevole «Razzi-fatti li cazzi tuoi» registrano altissimi indici di gradimento. Si spiega anche così come la «divisa» da Schettino e la «faccia» di Antonio Razzi siano fra i travestimenti più gettonati. La vera new entry è quella del deputato abruzzese, mentre per il nocchiero dall'inchino rovinoso si tratta di una conferma. Già l'anno scorso, infatti, il costume di Schettino era andato via come il pane. E non solo nel Sorrentino, patria di navigati marinai (tra cui appunto l'ex comandate della Costa Concordia), ma pure nella nebbiosa Milano. Ieri come oggi da Torriani, storica bottega meneghina che sta al Carnevale come il Camparino sta al bitter, allargano le braccia: «Prima i clienti entravano chiedendo la divisa di Ufficiale e gentiluomo, ora chiedono quella di Schettino. In realtà il costume è sempre lo stesso, ma tra la gente è cambiata la percezione».
Dal bel film con Richard Gere si è passati al brutto film col comandante del naufragio. Se non fosse per la tragedia dei morti del Giglio, ci sarebbe da ridere. Invece c'è da riflettere, pensando alle sagge parole di quel tale che disse: «Non mi fa paura lo Schettino in sé, ma lo Schettino in me...». Come dire che quello di schettinizzarsi è un rischio concreto, e allora, forse, vestirsi a Carnevale come lui può servire a esorcizzare il timore di essere davvero un po' codardi. Senza contare il brivido masochista di essere invitati a una festa di carnevale e annunciare al citofono, «Sono Schettino»; sentendosi rispondere: «Salga a bordo, cazzo!». Il tutto in una sorta di riedizione carnascialesca del celebre anatema nannimorettiano: «Ve lo meritate Alberto Sordi!». Un personaggio, Schettino, che sarebbe piaciuto al grande comico romano, sicuramente intrigato anche dalla «personalità» dell'onorevole Razzi, le cui maschere sono diventare un must di ogni carnevale abruzzese che si rispetti. «Il Carnevale vive ormai una profonda crisi identitaria - ci spiega il professor Mario Belli che, sull'argomento, ha scritto vari saggi -. I bambini italiani sono sempre meno interessati ai travestimenti classici, tanto che nelle piazze è diventato raro trovare un bimbo col costume di Zorro o una bambina in versione Cappuccetto Rosso. Le poche mascherine superstiti sono quelle indossate per lo più da piccoli di etnia orientale o sudamericana. Al contrario nel nostro Paese il Carnevale è sempre più una kermesse per adulti da consumare in discoteca durante party a tema. È come se i grandi si fossero impossessati di un tradizionale appuntamento per piccoli, lasciando a questi ultimi feste culturalmente di importazione, come quella di Halloween».
Ma che qualcosa stesse cambiano nel dato anagrafico dei fruitori delle maschere di Carnevale, lo si era capito già nel 1997, anno di uscita del film Tre uomini e una gamba: qui Aldo, Giovanni e Giacomo si travestono da Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro e Francesco Cossiga. Per un possibile sequel oggi è in commercio la «faccia» di Giorgio Napolitano: non sarà il massimo dell'allegria, ma di questi tempi meglio accontentarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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